Sul futuro del figlio di Martina Levato e Alexander Boettcher deciderà il giudice
Martina Levato quando sfregiò con l'acido il suo ex fidanzatino del liceo Pietro Barbino, con la complicità del compagno Alexander Boettcher aspettava un bambino e lo sapeva, così come lo sapeva Alexander. Tanto che quando venne arrestata, la prima volata che comparve davanti a giudice dichiarò subito di essere incinta di un mese. Ora decidere il futuro del piccolo nascituro toccherà a un giudice del Tribunale dei minori, che ha di fronte sostanzialmente tre possibilità: lasciare il bimbo in carcere con la madre, darlo in affidamento ai nonni oppure disporne l'adozione da parte di una famiglia terza. Martina e Alexander sono stati condannati in primo grado, oltre che a 14 anni di reclusione, all'interdizione legale con la decadenza della "responsabilità genitoriale". Interdizione che però sarà valida solo se confermata fino all'ultimo grado di giudizio.
La domanda a cui dovrà rispondere il tribunale, per tutelare la vita del bambino, è la seguente: meglio darlo in affidamento ai nonni, crescendo senza la madre e il padre per venire poi a sapere crescendo dei loro delitti, oppure consentire che cresca all'oscuro delle sue origini in una famiglia pronta ad accoglierlo? Intanto resta da stabilire dove andrà Martina Levato subito dopo la nascita del bambino, se in un carcere attrezzato per madri con bambini o se in una struttura esterna.
I giudici hanno negato gli arresti domiciliari in attesa del parto a Martina Levato perché non avrebbe mostrato in tutto questo periodo nessun segno di ravvedimento, e particolare più inquietante, sarebbe stata la stessa Martina a mettere in connessione l'escalation delle aggressioni con l'acido con la gravidanza: "Quando ho pensato di essere madre, dovevo liberarmi da esperienze corporee negative, che non avevo condiviso, ero contaminata, adesso il mio corpo si è liberato".