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Covid 19

“Su di me tante bugie, ma gli amici mi hanno aiutato”: parla Mattia, il paziente uno di Codogno

Mattia Maestri, il 38enne di Codogno che è stato primo contagiato lombardo, si è raccontato in un’intervista a a Sportweek. “L’etichetta di Paziente 1 non mi è mai pesata, le bugie sì. La cena con un cinese, le due maratone in una settimana: tutto falso”. È diventato suo malgrado famoso, ma ora vuole tornare alla normalità e alla passione per la corsa condivisa con la moglie e con un gruppo di fedelissimi, che lo hanno sempre difeso.
A cura di Redazione Milano
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"L'etichetta di Paziente 1 non mi è mai pesata, le bugie sì. La cena con un cinese, le due maratone in una settimana: tutto falso". A tre mesi dalla notte in cui tutto è cominciato, quando il suo tampone è risultato positivo facendo scattare l'emergenza coronavirus in Italia, Mattia Maestri, il ‘paziente 1' di Codogno, primo contagiato diagnosticato in Lombardia, si è raccontato in un'intervista a a Sportweek, in edicola con la Gazzetta dello Sport.

Coronavirus, il ‘paziente 1' di Codogno si racconta

"Mi è pesata la popolarità che ne è conseguita, devo continuamente respingere le richieste di interviste o di ospitate televisive", ha detto Mattia che suo malgrado è diventato un simbolo nella tragica guerra contro il virus. La sua storia è stata seguita da tutti con il fiato sospeso: la polmonite gravissima, il ricovero all'ospedale di Codogno, il trasporto al San Matteo di Pavia, la lunga lotta in terapia intensiva, la lenta guarigione grazie a farmaci sperimentali, la figlia nata pochi giorni dopo la dimissione, il ritorno a casa e la fine dell'incubo, la nuova vita con la sua famiglia.

Aiutato dagli amici, mi hanno difeso sui social

Il 38enne ha spiegato che ora ciò che vuole è tornare alla normalità, alla passione per la corsa condivisa con la moglie e con un gruppo di fedelissimi, i compagni del Gruppo Podistico Codogno '82 che ha voluto coinvolgere nell'intervista. "Nel periodo del mio ricovero – ha raccontato, come si legge in un'anticipazione del servizio – hanno sostenuto la mia famiglia. Si sono anche iscritti ai social per difendermi".

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