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Stuprata dal patrigno il giorno del suo compleanno: 13enne resta incinta

Un 36enne è stato fermato a Gallarate (Varese) per violenza sessuale ai danni della figlia 13enne della sua convivente, rimasta incinta in seguito allo stupro. Aveva intimato alla ragazzina a prepararsi ad attribuire la paternità a un presunto fidanzatino.
A cura di Susanna Picone
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Un 36enne di origine salvadoregna è stato fermato in una cittadina del Varesotto per violenza sessuale ai danni della figlia della sua convivente. L’uomo è accusato di aver stuprato la ragazzina, che ha 13 anni, e che dopo la violenza è rimasta incinta. Le indagini della polizia, coordinate dalla Procura di Busto Arsizio, sono scattate il 4 novembre scorso, dopo che il locale pronto soccorso pediatrico aveva segnalato l'arrivo della vittima in stato di gravidanza. La 13enne in quella occasione ha rivelato ai medici e agli agenti che il giorno del suo compleanno, approfittando dell'assenza della madre, il patrigno l'aveva costretta con la forza a un rapporto non protetto. Per paura delle ritorsioni che avrebbe potuto subire la giovane non aveva rivelato a nessuno l'accaduto. A quanto pare l’uomo, che sarebbe stato ubriaco al momento dello stupro, venuto a conoscenza della gravidanza avrebbe anche incitato la vittima a prepararsi ad attribuire la paternità a qualche “fidanzatino”.

Le violenze del padre-padrone e il suo tentativo di fuga

Le indagini della polizia hanno rivelato “uno spaccato familiare inquietante, dove l'uomo, spesso ubriaco e con un passato da militare professionista in madrepatria, si comportava da padre-padrone con familiari e parenti mostrando un carattere violento e prevaricatore”. A carico dell'arrestato sono inoltre emersi gravi e chiari indizi sia della sua responsabilità nello stupro sia dell'intenzione di fuggire a Boston, dove vive un suo fratello: gli investigatori hanno infatti accertato che l’uomo stava accumulando il denaro necessario alla fuga e che attendeva che ci fosse un momento di distrazione degli inquirenti per allontanarsi. Inoltre, in un passaggio di una intercettazione, l’uomo ipotizzava che la figliastra avesse usato i suoi indumenti intimi per dargli la colpa di quanto accaduto. Il 7 novembre scorso aveva anche minacciato il suicidio barricandosi in casa.  Poi, davanti al gip di Busto Arsizio dove è stato condotto per la convalida del fermo, l'uomo avrebbe ammesso le proprie responsabilità.

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