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Strage nelle Rsa, il Don Gnocchi: “Non c’è alcuna possibilità di trattativa per un risarcimento”

“Nessuna disponibilità ad aprire alcun tavolo di trattativa, attesa l’insussistenza di alcun profilo di responsabilità della Fondazione Don Gnocchi”. Così la Fondazione in risposta ai parenti delle vittime decedute all’interno della struttura a causa del Coronavirus. Intanto il Comitato Verità e Giustizia per le vittime del Trivulzio sta organizzando una class action.
A cura di Filippo M. Capra
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Non c'è "nessuna disponibilità ad aprire alcun tavolo di trattativa, attesa l’insussistenza di alcun profilo di responsabilità della Fondazione Don Gnocchi". Questa la prima risposta ufficiale della Rsa a tutti i parenti di coloro che sono deceduti a causa del Covid per cui avevano presentato una denuncia per avere un risarcimento.

Accuse rispedite al mittente

Nella lettera divulgata dalla Fondazione Don Gnocchi, si legge inoltre che "ogni iniziativa giudiziaria che verrà avanzata sarà debitamente contrastata nelle competenti sedi". La Fondazione ribadisce a gran forza di aver "sempre agito in modo corretto seguendo le procedure e adottando le misure cautelative definite dall’Istituto superiore di Sanità", e condanna le accuse a lei rivolte, comprese quelle di eventuali negligenze e "gravi omissioni". Nell'altra Rsa milanese, il Pio Albergo Trivulzio, che patito un alto numero di decessi e per cui sono in corso le indagini per stabilire eventuali responsabilità civili e penali, i parenti degli ospiti morti a causa del Coronavirus, guidati da Alessandro Azzoni, stanno organizzando una class action. L'associazione sotto la quale si sono riuniti tutti famigliari delle vittime sta aggiungendo in questi giorni gli ultimi nomi delle Rsa per avere giustizia in ambito legale. Fra loro, anche la Casa Don Guanella, il Piccolo Rifucio e la Baroni-Coopselios. Un'altra richiesta del Comitato Verità e Giustizia per le vittime del Trivulzio, coordinato da Azzoni, chiede poi che i parenti degli ospiti ricoverati possano fare visita ai propri cari dai quali sarebbero divisi da un vetro. Il Comitato dice che "dopo le veicende di questi mesi legati al Covid, tutti gli anziani sono traumatizzati e disorientati". Una figura amica, come quella di un parente, quindi, potrebbe tranquillizzarli.

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