Strage di via Palestro, assolto Tutino: era accusato di essere il basista
Filippo Marcello Tutino è stato assolto "per non aver commesso il fatto" dall'accusa di aver partecipato alla strage di via Palestro a Milano. Dell'attentato, nel quale il 27 luglio 1993 morirono 5 persone, Tutino era accusato di essere stato il basista. L'uomo, arrestato nel gennaio 2014, è stato assolto dai giudici della Corte d'Assise di Milano, che ne hanno dichiarato anche la scarcerazione. Resterà però in carcere per altri precedenti per associazione mafiosa, stupefacenti ed armi.
A dare il via alle indagini e al processo erano state le dichiarazioni del pentito di mafia Gaspare Spatuzza, che aveva tirato in ballo Tutino. Per lui le accuse erano di concorso in strage pluriaggravata dalla finalità di terrorismo e da quella di agevolare l'attività dell'associazione mafiosa "Cosa nostra". Il pubblico ministero Paolo Storari aveva chiesto la condanna all'ergastolo. I giudici hanno però dato ragione all'avvocato difensore, Flavio Sinatra, che aveva chiesto per il suo assitito l'assoluzione o la derubricazione del reato da "strage" a quello di "morte o lesioni in conseguenza di un altro delitto". Proprio Sinatra, prima della sentenza, aveva pronunciato parole destinate a suscitare polemiche, definendo le cinque vittime dell'attentato – il vigile Alessandro Ferrari, i pompieri Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, e il marocchino Moussafir Driss, che dormiva su una panchina vicino all'autobomba – un "incidente di percorso".
Il legale di Tutino: "Non c'erano prove"
Dopo la sentenza proprio Flavio Sinatra ha espresso grossa soddisfazione: "Sono contento, è stata fatta giustizia. Non c'erano elementi per poterlo condannare, non bastano le parole di Spatuzza". Il pm Storari aveva voluto replicare alle parole dell'avvocato prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio: "Mettendo dell'esplosivo a Milano a luglio cosa pensava che succedesse, Tutino? Poi non poteva sapere se sarebbero morte cinque o dieci persone, ma dire che non mettesse in conto di ammazzare qualcuno è un insulto all'intelligenza". I giudici hanno però dato ragione alla difesa.