Bergamo, la droga nei bagni e le violenze fuori dallo stadio dell’Atalanta: indagati 26 ultras
A metà tra il tifo e la criminalità organizzata. Ventisei ultras dell'Atalanta sono accusati di spaccio, rapina, estorsione, violenze negli stadi e resistenza a pubblico ufficiale. Le indagini, portate avanti dalla Squadra Mobile di Bergamo e dallo Sco della Polizia di Stato a partire dal settembre del 2015, hanno portato a individuare il gruppo criminale che, composto per la maggior parte da ultras, vendeva cocaina anche prima delle partite agli stessi tifosi, che sotto l'effetto dello stupefacente compivano poi azioni violente.
Indagato anche il figlio del procuratore di Brescia
Ricostruite anche diverse responsabilità in atti di violenza compiuti prima e dopo le partite. Ad esempio nel gennaio del 2016, dopo la partita tra l'Atalanta e l'Inter: il gruppo dopo aver assunto cocaina si è reso protagonista degli scontri nel centro di Bergamo. L'operazione, denominata "Mai una gioia" dal modo di dire ripetuto spesso e volentieri dagli arrestati e da una frase che compare su uno striscione in curva, vede tra gli indagati anche un sessantatreenne e sessantaquattrenne, un cittadino di nazionalità serba e uno di nazionalità albanese. Tra gli indagati figura inoltre il figlio del procuratore di Brescia.
Undici persone sono finite in carcere
Undici tra gli indagati sono finiti in carcere, sette ai domiciliari e per gli altri è stato disposto l'obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria. Nel corso dell'inchiesta, supportata da centinaia di ore di intercettazione e dall'impiego di numerose telecamere nascoste, è stato documentato un vorticoso giro di denaro nonché diversi atti di violenza: dalla rapina ai danni di un corriere di droga (che intercettato afferma: "…ci hanno presi a sprangate"), alle estorsioni nei confronti di tossicodipendenti "insolventi" nel pagamento delle dosi.
Lo slang in codice utilizzato
Le intercettazioni hanno permesso di ricostruire anche lo slang e il linguaggio in codice tipico usato dagli arrestati. Oltre alla frase "Mai una gioia" ripetuta come un mantra, gli indagati usavano l'espressione "pallini" per identificare le dosi di droga e tra loro erano prodighi di raccomandazioni sull'utilizzo della stessa: da "occhio a schiacciarla che è stracroccante", ai toni esaltati "quando fa la patatina è il top….una scagliata della madonna".
Oltre ai destinatari delle misure cautelari, le indagini hanno portato a 14 perquisizioni domiciliari a carico di altrettanti soggetti indagati a piede libero per gli stessi reati, a cinque arresti differiti, a 30 provvedimenti di Daspo (Divieto di avvicinamento alle manifestazioni sportive) e alla sospensione di dieci licenze per altrettanti esercizi commerciali bergamaschi, risultati coinvolti a vario titolo negli episodi ricostruiti nel corso dell'inchiesta.