Insulti razzisti a Sondrio, l’ospedale chiarisce com’è andata e perché non c’è nessuna bufala
Dopo la vergogna e l'indignazione, a Sondrio è il momento della ricerca della verità. In Valtellina il caso degli insulti razzisti e disumani nei confronti di una donna che urlava, disperata per la morte della figlia ha scosso le coscienze, ma sono sorti anche i dubbi di chi ha fatto notare che il personale medico non ha sentito le frasi incriminate e la vittima non ha sporto denuncia. Come sono andate le cose davvero? Un portavoce dell'ospedale, contattato da Fanpage.it, ha chiarito che il personale presente non ha sentito gli insulti, ma solo perché sono stati espressi nella sala d'attesa e a bassa voce. Nessuna smentita e nessuna bufala quindi.
Insulti razzisti in ospedale, i medici: "Non abbiamo sentito, frasi pronunciate nella sala d'attesa"
L'ospedale di Sondrio ha deciso di non diramare una nota ufficiale sul caso. La struttura non conferma né smentisce il racconto dei testimoni. Il personale – impegnato nel disperato tentativo di salvare la piccola e confortare la madre – non si è accorto di nulla. Nessun insulto plateale è arrivato alle orecchie degli operatori. Le frasi razziste delle persone presenti nella sala d'attesa del pronto soccorso sono state pronunciate a bassa voce.
Chi ha definito "scimmia" la donna disperata e affermato che la perdita di un figlio per lei non sarebbe stata poi così grave "tanto ne sfornano uno all'anno", pensava che i suoi commenti crudeli e disumani non sarebbero stati sentiti e denunciati all'esterno della stanza. Anche i carabinieri hanno confermato che, sebbene non sia stata sporta denuncia, questo non significa che i commenti razzisti non siano stati pronunciati. La donna vittima degli insulti, in un'intervista a "Repubblica", ha parlato dell'accaduto: "Non sono una scimmia. Sono una mamma. Se mentre mia figlia moriva qualcuno mi ha insultata perché sono nata in Nigeria, non ho nulla da dire. Sono loro casomai a dovermi spiegare come si fa a trasformarsi in persone così".
Lo sconosciuto che l'ha portata in ospedale e i medici commossi
C'è anche un altro lato della medaglia in questa vicenda che ha indignato tutta l'Italia. È la storia di chi ha provato ad aiutare la donna e la sua bambina. In tanti si sono mobilitati e ore ci tengono a ribadire che "non tutti i valtellinesi sono razzisti". A partire dai medici del pronto soccorso. Un'equipe non specializzata in emergenze pediatriche, che si è trovata ad affrontare un evento eccezionale e gravissimo. La bambina è arrivata in arresto cardiaco e in condizioni disperate. "Erano tutti molto commossi e si sono prodigati per aiutare la donna e prendersi cura del corpo della piccola. Sono stati momenti emotivamente forti e tutto il personale è stato coinvolto. La mamma è stata accudita e aiutata, ha avuto esternazioni molto forti e plateali", raccontano dall'ospedale.
C'è poi la storia di chi che ha portato la madre e la piccola in ospedale. La donna, che non parla italiano e non conosceva il numero per le emergenze, è scesa in strada con la piccola in braccio in cerca di aiuto. Lì ha trovato una persona che l'ha aiutata e accompagnata in ospedale. Un volto umano, anche se sconosciuto, in questa vicenda drammatica.
Gara di solidarietà per pagare i funerali
A Sondrio diversi cittadini si sono offerti per aiutare la donna a sostenere le spese del funerale della sua bambina. Un gesto per dimostrare che la società non è tutta incattivita. Lo stesso ha fatto il Movimento 5 Stelle, tramite il consigliere Raffaele Erba: "È un momento di grande tristezza. Questo clima inumano e razzista va stigmatizzato con tutte le forze. Vorremmo metterci a disposizione della famiglia e chiedere di contattarci per offrire un contributo per le spese funerarie a testimonianza che il nostro è e sarà un paese civile e solidale".