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Sgominata una banda di ladri d’appartamento: arrestati in 11, tra loro anche un calciatore

Una banda di 11 uomini di origine albanese è stata sgominata: avevano effettuato 25 colpi tra appartamenti, tabaccherie e altri esercizi commerciali. Tra di loro c’è anche un calciatore della Grumellese.
A cura di Stefano Rizzuti
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Undici persone sono state sottoposte a misure di custodia cautelare per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti. I carabinieri di Milano hanno eseguito un’ordinanza nei confronti di 11 albanesi (10 in carcere e uno agli arresti domiciliari): sono tutti di età compresa tra i 21 e i 47 anni. I militari del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Abbiategrasso (Milano), coordinati dal sostituto procuratore della Procura di Pavia, Andrea Zanoncelli, sono partiti dal monitoraggio di tre box a Milano, Trezzano sul Naviglio e Gaggiano (Milano), utilizzati per nascondere auto rubate di grossa cilindrata utilizzate prima per i sopralluoghi e poi per i furti.

I colpi avvenivano in appartamenti ma anche in tabaccherie e in altri esercizi commerciali del milanese e del pavese. L'ordinanza, emessa dal gip di Pavia Luisella Perulli, è stata eseguita nelle province di Milano, Bergamo e Novara. Tra gli undici destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare c’è anche un centrocampista della Grumellese. Il giocatore, incensurato, è l'unico ad aver ottenuto gli arresti domiciliari.

L’indagine dei carabinieri è stata denominata ‘Alba di notte’ perché i ladri dormivano di giorno per poter essere pronti ad agire la notte e compiere così i loro furti. In totale i colpi contestati sono 25. Grazie ad alcune intercettazioni ambientali sono state registrate alcune conversazioni in cui i membri della banda si vantavano dei colpi e sono anche emerse così alcune informazioni fondamentali per l’identificazione degli 11 uomini. Ad esempio, il calciatore della Grumellese ha raccontato di essere stato acquistato da un'altra squadra di serie D.

Le misure eseguite sono sette: quattro albanesi risultano irreperibili e si sospetta che siano tornati nel proprio Paese. Secondo quanto ricostruito dalle indagini esisteva una vera struttura gerarchica con un capo che dava indicazioni precise sui luoghi da colpire e in che modo. In particolare, il gruppo era dotato di strumentazioni sofisticate come particolari cesoie in grado di tagliare facilmente il metallo più duro e senza emettere suoni.

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