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Sesto, corsi di nuoto per sole donne islamiche. Forza Italia: “È incostituzionale”

È polemica a Sesto San Giovanni, dopo la richiesta da parte della comunità musulmana di poter usufruire liberamente, per un’ora alla settimana, della piscina di via Marzabotto, per consentire alle donne islamiche di fare il bagno senza uomini. Forza Italia: “Va contro la Costituzione”.
A cura di Federica Gullace
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Piscina chiusa agli uomini per consentire l’accesso alle donne islamiche. Dopo l'annuncio fatto lo scorso ottobre, è successo a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, nell’impianto di via Marzabotto, dove la comunità musulmana locale ha richiesto, per solo un’ora alla settimana, al lunedì mattina, la possibilità per le donne islamiche di usufruire delle corsie della piscina, senza gli occhi indiscreti degli uomini così come vuole il Corano.

Una richiesta, questa, che ha però suscitato diverse polemiche, soprattutto da parte degli esponenti di Forza Italia, che hanno definito il problema "simbolico", giudicando la richiesta illegittima. Roberto Di Stefano, capogruppo di Forza Italia e vice presidente del Consiglio comunale, ha così dichiarato: "L'impianto di via Marzabotto vede impiegare solo personale femminile nelle ore dei corsi, vietando totalmente l'accesso agli uomini. L'iniziativa organizzata dalla società sportiva Geas Nuoto presieduta dall'ex sindaco di Sesto San Giovanni, Giorgio Oldrini, ha come intento quello di favorire l'integrazione delle credenti di fede musulmana permettendo così loro di accedere a un impianto, che di solito è aperto al pubblico, per obbedire ai dettami del Corano”. E riferendosi al primo cittadino Monica Chittò, ha così aggiunto: “Nonostante le numerose segnalazioni ricevute ha fatto spallucce senza però garantire il rispetto della Costituzione italiana che tra i principi fondamentali all'articolo 3 prevede come tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge senza distinzioni di sesso".

Per Forza Italia una richiesta inaccettabile

Ragione, questa, per cui Di Stefano ha depositato l’esposto, indirizzandolo al prefetto di Milano e al ministro dell'Interno, per segnalare i comportamenti tenuti dal presidente del Geas Nuoto, l'ex sindaco Giorgio Oldrini, e dal suo successore Monica Chittó, attuale sindaco. Secondo Di Stefano, i due avrebbero difatti avuto dei comportamenti illegittimi in virtù delle qualità di dirigente dell'associazione e di amministratore pubblico, che li vede quindi responsabili per non aver garantito il rispetto di uno dei principi fondamentali sanciti nella Costituzione della Repubblica Italiana. "Forse il sindaco finge di non ricordare che la nostra Costituzione è sacra e che è nata attraverso lotte, vittorie e conquiste portate avanti dalla voglia di democrazia sia di donne che di uomini che hanno sacrificato la loro vita per raggiungere la libertà. Chi desidera far parte della nostra società deve rispettare gli insegnamenti e le leggi che ci hanno tramandato i nostri avi. E lo stesso discorso deve essere considerato da chi governa Sesto. Invece, da oggi, non è così", conclude il capogruppo, che a suo dire sarebbe sostenuto da molti cittadini sestesi, frequentanti la stessa piscina, che avrebbero definito la scelta del primo cittadino una presa di posizione discriminatoria nei confronti del popolo di Sesto San Giovanni.

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