“Se vuole vivere, deve andare Germania”: la storia del bergamasco che ha sconfitto il virus a Lipsia
La notte del 24 marzo all'01.30 il volo che trasportava Felice Perani e un altro paziente Covid-19 atterrava all'aeroporto di Lipsia. Il 57enne di Casnigo (Bergamo) era uno degli otto malati gravi che la Sassonia aveva accettato di accogliere dall'Italia rispondendo alla richiesta di aiuto di Roma, nel momento in cui l'emergenza sanitaria a Bergamo aveva raggiunto livelli drammatici e gli ospedali lombardi erano pieni. Perani, docente dei laboratori di scienze e tecnologie elettriche ed elettroniche, molto conosciuto nel suo paese dove è stato anche candidato sindaco, ha contratto il virus nelle prime settimane dell'epidemia e si è trovato in condizioni molto gravi. Quando è arrivato all’ospedale di Lipsia la sua vita era in pericolo.
Da Bergamo alla Germania per combattere il coronavirus
Ora sta meglio e ha raccontato la sua storia al settimanale tedesco Der Spiegel, collegato con un tablet dal letto del reparto. Tutto è iniziato il 17 marzo, quando Perani ha accusato i sintomi del contagio e ha iniziato a faticare a respirare. Il 57enne ha ricordato l'infinita attesa di una risposta al numero di emergenza, la difficoltà a reperire un'ambulanza e un posto al Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Una settimana più tardi le sue condizioni si erano aggravate. Nel caos del reparto affollato di pazienti gravi con il respiratore e il casco, il medico gli propose il trasferimento all'estero in modo piuttosto perentorio: "Se vuole vivere, deve andare in Germania", è la frase rimasta impressa nella sua memoria.
Felice Perani è ricoverato all'ospedale universitario di Lipsia
Appena arrivato in Germania, le condizioni del paziente erano disperate. "Lo abbiamo preso in carico in condizioni davvero critiche, temevamo che non sarebbe sopravvissuto alle prime 24 ore", ha riferito a Der Spiegel Sebastian Stehr, direttore della terapia intensiva dell'ospedale universitario di Lipsia. Dopo una lunga lotta, ora Perani è in via di guarigione e tra circa settimane potrà tornare a Casnigo, dove gli amici lo attendono per festeggiarlo "come di ritorno della guerra". Ma lui non ha voglia di celebrare: "Molte persone, comprese alcune che conoscevo, non sono state fortunate come me".