Scoppia il caso messe e la Lombardia assicura: “Al lavoro per riaprire le chiese ai fedeli”
Nello scontro tra Governo e Cei si inserisce la regione Lombardia che quest'oggi in una nota ha fatto sapere di essersi attivata insieme con prefettura, e comune e Arcidiocesi di Milano per sostenere la possibilità di riaprire le chiese. Nella comunicazione diramata quest'oggi si legge che le chiese potrebbero riaprire alle "celebrazioni religiose in una cornice di massima sicurezza, all'insegna del distanziamento e dell'uso dei dispositivi di protezione". Si tratta di un passo avanti di notevole importanza dopo la conferenza stampa del premier Conte di domenica sera nella quale ha illustrato tra i vari aspetti contenuti del nuovo dpcm anche quello che riguarda le chiese e le celebrazioni religiose che restano bloccate, saranno consentiti dal 4 maggio solo i funerali, all'aperto, con un massimo di 15 persone e nel rispetto delle distanze di sicurezza. Scelta che ha scatenato la reazione della Conferenza Espiscopale Italiana che in una nota diffusa ieri aveva parlato di compromissione dell'espressione della libertà di culto: "La Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale".
"Sul tema c'è stata una fitta interlocuzione con il comitato tecnico-scientifico, che non ha nascosto la propria rigidità", ha spiegato Conte nel suo intervento di ieri. Poco dopo è giunta però la notizia di una possibile apertura del Governo: "La Presidenza del Consiglio prende atto della comunicazione della CEI e conferma quanto già anticipato in conferenza stampa dal Presidente Conte. Già nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza", la replica di Palazzo Chigi in una nota.
Intanto la regione Lombardia si porta avanti e apre alla possibilità di messe con fedeli presenti in chiesa nei prossimi giorni: "L'auspicio – si legge nella nota – è quello di giungere al più presto ad una soluzione condivisa che possa tenere conto tanto delle esigenze di cautela, quanto della necessità di tornare a garantire il diritto di culto ai cittadini”.