Protesi ortopediche scadenti in cambio di tangenti: 12 medici arrestati a Monza
Viaggi regalati e tangenti ai medici in cambio dell'acquisto di "protesi di bassa qualità". "Non rimangono appoggiate bene, fanno c…", avrebbe ammesso un primario nel corso di una telefonata intercettata. Sono 21 gli indagati, tra ortopedici, medici di base e rappresentanti delle ditte farmaceutiche, accusati a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione e falso ideologico in atti pubblici e lesioni volontarie. Cinque di essi sono finiti in carcere: tra loro anche tre chirurghi ortopedici. Altri nove medici sono finiti agli arresti domiciliari o sottoposti all'obbligo di firma. Coinvolti nell'inchiesta, condotta dai finanzieri del Comando Provinciale di Milano, diversi ospedali tra cui il Policlinico di Monza.
Tangenti in cambio dell'acquisto di protesi scadenti
L'indagine è nata in seguito alla denuncia di un medico dipendente del Policlinico, che ha raccontato agli inquirenti quello che accadeva all'interno dell'ospedale monzese. Secondo quanto ricostruito dai pm, alcuni chirurghi ortopedici avrebbero aumentato il numero delle operazioni al fine di accrescere gli utili della società produttrice delle protesi e presunta responsabile delle tangenti. I rappresentanti dell'azienda avrebbero inoltre convinto i medici, con regali e mazzette, a comprare solo i loro prodotti (che costano tra i 1.500 e i 2.500 euro). Per ogni acquisto i medici avrebbero guadagnato circa 80/100 euro. "Ci siamo trovati davanti a condotte gravi, che sacrificavano la tutela del paziente, in nome di interessi personali. Non è certo la prima inchiesta condotta nell’ambito del mondo medico e sanitario, ma non c’è nessuna intenzione di criminalizzare la categoria medica, composta in grande maggioranza da professionisti onesti", ha dichiarato nel corso della conferenza stampa la titolare delle indagini, il procuratore Luisa Zanetti.
Coinvolti anche alcuni medici di base
Anche alcuni medici di base avrebbero fatto parte del sistema scoperto dagli uomini della guardia di finanza, coordinati dai pubblici ministeri Manuela Massenz e Giulia Rizzo. I professionisti avrebbero messo a disposizione degli ortopedici i propri ambulatori, dietro un compenso costituito in parte da una "fissa" pagata dall'azienda, e in parte da una percentuale (il 20 per cento) di quanto pagato da ciascun paziente agli specialisti.