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Scala, i sindacati dichiarano sciopero dal 18 ottobre: a rischio la prima del Giulio Cesare

Il problema è in merito alla retribuzione del personale che ha partecipato o parteciperà a trasferte all’estero. Le diarie per le tournee, spiegano i sindacati, sono aggiornate al 2001 e ormai insufficienti a coprire i costi delle trasferte, soprattutto nelle città più costose del mondo.
A cura di Enrico Tata
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Il Teatro alla Scala
Il Teatro alla Scala

I sindacati del Teatro alla Scala di Milano hanno annunciato una serie di scioperi a partire dal prossimo 18 ottobre, data che coincide con la prima del Giulio Cesare, l'opera lirica di Georg Friedrich Händel. Il problema è in merito alla retribuzione del personale che ha partecipato o parteciperà a trasferte all'estero. Una questione evidenziata anche dal sindaco di Milano, Giuseppe Sala, presidente della Scala, che aveva riconosciuto come le diarie per le tournee siano ormai in sufficienti e per questo "il problema sta esplodendo", ma aveva anche sottolineato che il rimborso economico è definito per legge e quindi può essere modificato solo attraverso un intervento legislativo. Per questo il primo cittadino aveva chiesto al neo ministro della Cultura, Dario Franceschini, di inserire una variazione delle tabelle delle diarie nella prossima manovra economica.

Le richieste dei sindacati

I sindacati Cgil, Cisl, Uil e Fials hanno chiesto "un incontro urgente per affrontare le questioni di merito, compresi gli effetti retributivi per il personale che ha partecipato alle trasferte già effettuate". Secondo i sindacati le tariffe attuali per il personale in trasferta sono ferme al 2001 e non basterebbero per coprire i costi in città non economiche come, per esempio, Shangai, dove la Scala a ottobre sarà in tournee con due opere. In alcuni casi i costi di vitto e alloggio devono essere sostenuti a spese proprie dai dipendenti dello storico teatro milanese. Lo scorso maggio i sindacati firmarono con la direzione del teatro un accordo per una nuova indennità di disagio all'estero di 50 euro. Ieri il cda non ha ratificato questa decisione e così le organizzazioni sindacali hanno chiesto un nuovo e urgente incontro.

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