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Riciclaggio e bancarotta nel settore dei grandi lavori stradali: 25 indagati a Milano

Venticinque persone sono indagate a Milano per associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta nonché per riciclaggio, false fatturazioni e turbativa d’asta. Gli indagati avrebbero prima cercato di nascondere lo stato di insolvenza di alcune società operanti nel settore dei grandi lavori stradali, poi avrebbero distratto 11 milioni di euro dalla gestione fallimentare delle stesse.
A cura di F.L.
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Venticinque persone sono indagate a vario titolo a Milano per associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta nonché per riciclaggio, false fatturazioni e turbativa d'asta. Questa mattina i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria del capoluogo lombardo hanno notificato loro un avviso di conclusione indagini emesso dalla Procura. Gli indagati orbiterebbero nel settore dei grandi lavori stradali. Le indagini avrebbero accertato come gli indagati abbiano cercato in un primo momento di nascondere lo stato di insolvenza di una serie di importanti società "riconducibili alla stessa compagine proprietaria". In un secondo momento avrebbero invece distratto con metodi fraudolenti oltre 11 milioni di euro dalla gestione fallimentare delle stesse società.

Le indagini, dirette dal sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Milano Bruna Albertini, sono andate avanti per oltre due anni e hanno accertato le modalità con le quali gli indagati hanno alterato lo svolgimento della procedura fallimentare: con il coinvolgimento di alcuni professionisti hanno simulato atti di vendita e di compensazione di partite contabili per drenare mezzi e risorse finanziarie dalla procedura fallimentare, anche mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Inoltre gli inquirenti hanno anche accertato come in un caso sia stato alterato lo svolgimento della gara a base d’asta per l’assegnazione di alcuni beni sequestrati, mentre altri siano stati intestati a prestanome apparentemente estranei alla società per tutelarli da eventuali aggressioni legali. Non è però servito: diversi beni strumentali (tra cui diverse auto di ingente valore) e immobili facenti capo alle società fallite sono infatti stati sequestrati durante le indagini.

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