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Covid 19

Ricerca del San Matteo di Pavia: “Solo 3% dei pazienti debolmente positivi è infettivo”

Tra i pazienti clinicamente guariti dal coronavirus, ma che risultano ancora “debolmente positivi” al tampone, la carica virale sarebbe molto bassa tanto che solo il 3 per cento dei soggetti è in grado di infettare altre persone. È il risultato di uno studio, coordinato dall’Irccs San Matteo di Pavia. In questi casi il virus sarebbe “principalmente non infettante” e quella rilevata dal tampone è una “degradazione del materiale presente”, ha spietato Fausto Baldanti, responsabile del laboratorio di virologia molecolare del Policlinico San Matteo.
A cura di Simone Gorla
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Il coronavirus si è indebolito? È la domanda a cui hanno provato a rispondere gli scienziati autori di uno studio, coordinato dall'Irccs San Matteo di Pavia, che ha verificato la presenza di virus infettante a bassa carica, in tamponi nasali effettuati su pazienti clinicamente guariti.

I risultati dello studio sono stati presentati a Palazzo Lombardia da Fausto Baldanti, responsabile del laboratorio di virologia molecolare Policlinico San Matteo, che ha coordinato il lavoro collettivo che ha coinvolto anche l'IZSLER, istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell'Emilia romagna, l'ospedale di Piacenza, il Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena.

La ricerca ha riguardato 280 soggetti clinicamente guariti, ma ancora positivi al tampone con cariche virali basse. Tra queste persone, che non hanno sintomi della malattia, ma risultano ancora infettate, il virus sarebbe più debole, ha spiegato Baldanti, chiarendo che il segnale di infettività del virus era presente in circa il 3 per cento dei soggetti, circa 8 persone. "Un dato molto semplice che penso possa avere delle implicazioni importanti", ha sottolineato lo scienziato. Nella fase di guarigione, quindi, il virus sarebbe "principalmente non infettante" e quella rilevata dal tampone è una "degradazione del materiale presente" che non sarebbe più contagiosa.

"Quello che dico non ha nulla a che vedere con il problema che avevamo con gli asintomatici, che avevano una carica virale molto alta, e che poco dopo sviluppavano la malattia – ha aggiunto Remuzzi -. Allora gli asintomatici erano ancora più contagiosi dei sintomatici, ma adesso la malattia non c'è più".

Il calo della carica virale è stato confermato anche dal professor Giuseppe Remuzzi, rettore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri: "Molti tamponi positivi hanno carica una virale bassissima, che può benissimo non essere contagiosa", ha confermato. "Quando noi diciamo che un tampone è positivo è importante qualificarlo per capire se è davvero positivo o se contiene del materiale Rna di un virus che c'è stato in passato e non è più in grado di infettare le persone". La carica virale e la concentrazione del virus, ha aggiunto Remuzzi, "sono veramente basse, tutti i microbiologi hanno questi dati, questo lo dobbiamo dire.

Il presidente della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, Alessandro Venturi, è tornato sulla gestione dell'emergenza sanitaria in Lombardia. "Sulla Lombardia negli scorsi mesi si è abbattuta una pioggia di meteoriti all’insaputa di tutti", ha ricordato, "ma oggi la situazione è radicalmente cambiata". Tutti gli esperti hanno comunque sottolineato che il distanziamento sociale e l'uso di mascherine, disinfettanti e di tutti gli altri accorgimenti per evitare la diffusione del virus sono serviti e sono ancora utili.

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