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Riaperta l’inchiesta sul “killer delle mani mozzate” Giuseppe Piccolomo

La procura di Milano ha avocato a sé l’inchiesta sulla morte della moglie di Piccolomo, trovata carbonizzata dodici anni fa dentro l’automobile guidata dal marito, che riuscì a salvarsi. L’uomo è condannato all’ergastolo per aver ucciso una pensionata nel 2009.
A cura di Enrico Tata
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La procura di Milano ha avocato a sé l’inchiesta sulla morte della moglie di Giuseppe Piccolomo, trovata carbonizzata dodici anni fa dentro l'automobile guidata dal marito, che riuscì a salvarsi. L'uomo poi, nel 2009, uccise la pensionata Carla Molinari a Cocquio Trevisago mozzandole anche le mani e per questo fu condannato all'ergastolo. Nell'inchiesta sull'incendio all'automobile, Piccolomo è indagato per omicidio volontario, ma nelle settimane scorse il pm di Varese, Luca Petrucci, ha chiesto l'archiviazione del caso. Le due figlie, convinte che il papà abbia ucciso loro madre, hanno chiesto "un supplemento di indagini". Secondo loro, il padre avrebbe simulato un incidente per poter sposare la cameriera marocchina del ristorante di cui era proprietario a Caravate, cosa che poi effettivamente fece. Secondo la versione dell'indagato, invece, una tanica di benzina nel portabagagli avrebbe improvvisamente preso fuoco. Piccolomo è indagato a Milano anche per la morte della studentessa Lidia Macchi, uccisa a coltellate nel 1987.

Nel 2013 la procura di Varese aveva riaperto le indagini sulla morte della moglie di Piccolomo dopo una sollecitazione del sostituto procuratore generale di Milano che evidenziava analogie tra la morte della donna, Marisa Maldera, e la morte della donna uccisa a Cocquio Trevisago.

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