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Rho, perquisizioni nella sede di Wind-Tre: si indaga per truffe nei servizi a pagamento

La guardia di finanza sta perquisendo gli uffici della sede legale di Wind-Tre di Rho, paese in provincia di Milano, nell’ambito di un’operazione riguardante l’attivazione fraudolente di servizi a pagamento, quali meteo e oroscopo, sui telefoni cellulari dei propri clienti. Per offrire tali servizi, i gestori telefonici si avvalgono di hub ad hoc. In questo caso di Pure Bros spa.
A cura di Filippo M. Capra
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Foto Fb: Simone Rossi
Foto Fb: Simone Rossi

Perquisizioni in corso nella sede legale di Wind-Tre nel Milanese, a Rho, per mano della guardia di finanza all'interno di un'operazione riguardante l'attivazione fraudolente di servizi a pagamento, quali meteo e oroscopo, sui telefoni cellulari dei propri clienti. Secondo quanto riportato da Repubblica, le indagini avrebbero appurato che coloro che hanno stipulato un contratto con la rete telefonica si sarebbero visti addebitati i costi dei servizi non richiesti e per i quali non avevano firmato alcun consenso. Con Wind-Tre sarebbero coinvolte anche Vodafone e Tim, secondo una lettera inviata al Garante dalle autorità. Per quanto riguarda le perquisizioni ancora in corso a Rho, sarà organizzata una conferenza stampa alle 11.30 in procura a Milano.

Come riportato poi dal Corriere della sera, la procura avrebbe sequestrato un totale di 12 milioni di euro, ricavati dall'attivazione di servizi come quelli sopracitati oltre che di gossip, streaming di musica e tutti gli altri che richiedono un pagamento, scalato direttamente dal credito telefonico presente sui dispositivi mobili dei consumatori. Tali servizi aggiuntivi sono prodotti e commercializzati da aziende content service provider (Csp) ma dovrebbero essere attivati solo su esplicita richiesta del cliente. L'operatore di telefonia mobile, per gestirli, usufruisce di alcune piattaforme tecnologiche (Hub): la rete incassa il 40 o 50 per cento del prezzo pagato, l'hub il 5 o 7 per cento e il resto ai produttori dei contenuti.

Il tutto sarebbe nato da una serie di cause civili che nel corso del 2019 hanno attirato l'attenzione della polizia postale principalmente nei confronti di un hub, la Pure Bros Mobile spa. Questa sarebbe stata accusata da un operatore telefonico di aver attivato indebitamente alcuni servizi. Pure Bros Mobile avrebbe però risposto querelando tale gestore dichiarando di stare subendo un'estorsione, dimostrandosi, attraverso una perizia, di essere vittima di un attacco informatico. Nel frattempo, il pool che indaga per l'ipotesi di "accesso abusivo a sistema informatico" si assicura dal giudice per le indagini preliminari Stefania Nobile un sequestro preventivo pari a 4,2 milioni, 3,9 milioni e 4,1 milioni prima che questi finiscano ad una società di Dubai che pretendeva di essere pagata da Pure Bros spa e da Pure Content Mobile srl.

Secondo quanto poi scritto dal Corriere, il fascicolo del pubblico ministero Francesca Cajani avrebbe svelato la pianificazione di attivazione di abbonamenti aggiuntivi fraudolenti che inducono i consumatori ad attivarli senza esserne consci. Non solo, anche le schede Sim "machine to machine", quelle usate nella domotica domestica, sarebbero rimaste vittime di tale operato. Così, una caldaia potrebbe comunicare con un termostato. In comune, i gestori telefonici quali Wind e Vodafone si avvalgono dell'hub tecnologico rispettivamente di Pure Bros e Pure Bros Content Mobile srl. Per quanto riguarda infine i rapporti tra la Pure Bros Mobile srl e le aziende di Dubai, difese dai legali Giampaolo Del Sasso e Matteo Uslenghi, la gip ha indicato che i pagamenti "si riferiscono a servizi aggiuntivi frutto di indebite attivazioni erogate a clienti degli operatori di telefonia mobile Wind, Tim e Vodafone". Almeno fino al 30 ottobre 2019.

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