Presentato a Palazzo Marino il primo rapporto di "Telefono antimafie e anticorruzione", progetto cofinanziato da Regione Lombardia e promosso da VAS -Verdi Ambiente e Società in collaborazione con l'associazione Antonino Caponnetto e il mensile La Voce delle Voci. Un numero verde a disposizione di cittadini, imprenditori ed istituzioni per denunciare reati e comportamenti omertosi legati alla criminalità organizzata di stampo mafioso al Nord. Inaugurato lo scorso luglio, sono duecento le segnalazioni ricevute nei primi tre mesi di attività, alcune delle quali arrivate da Campania e Calabria. Chi denuncia telefonicamente illeciti o cerca sostegno nel telefono antimafie sono imprenditori di movimento terra, dipendenti di aziende di smaltimento rifiuti, medici, legali e cittadini comuni. Alcuna segnalazione è invece arrivata da funzionari, amministratori comunali avvicinati da uomini legati ai clan: un dato che non coincide con la realtà portata a galla dalle ultime indagini della magistratura incentrate sulla penetrazione della criminalità organizzata nella gestione politica del territorio che riportano numerosi casi di collusione. Segno che il muro dell'omertà è ancora alto.
Al Nord terrorizzati dai rifiuti della Terra dei fuochi
Oltre al capoluogo lombardo, le amministrazioni che in questi tre mesi hanno sostenuto il progetto sono sedici e si trovano in provincia di Milano, Varese e Monza Brianza. Comuni situati in aree ad alta o potenziale infiltrazione mafiosa impegnati nell'organizzare iniziative di formazione per i propri funzionare e di informazione rivolte alla cittadinanza sul tema delle ecomafie come Vanzago, Casorezzo, Brugherio e Arcisate. Soddisfatto del risultato Guido Pollice, presidente dell'associazione Vas Onlus: "C'è stato un incremento di telefonate a seguito delle dichiarazioni di Carmine Schiavone e delle sue apparizioni in televisione. Sulla scia dell'attenzione nazionale per la Terra dei fuochi anche in Lombardia si è acceso un campanello d'allarme sul fenomeno dello sversamento di rifiuti -dichiara Pollice – abbiamo ricevuto telefonate mirate in cui ci veniva chiesto in che modo nel proprio comune si stessero gestendo i residui industriali e ospedalieri, e se i terreni su cui si stanno costruendo delle opere pubbliche siano stati bonificati. Alle segnalazioni che ci giungono seguono controlli e indagini di forze dell'ordine e magistratura. Abbiamo contribuito anche a far emergere irregolarità nei piani di Expo 2015".
Il rapporto antimafia e anticorruzione: edilizia nel mirino
Fra le telefonate a cui il rapporto fa cenno, preservando l'anonimato della fonte, vi è il caso di piccoli imprenditori edili che resistono sul mercato nonostante la concorrenza spietata delle ditte vicine alla ‘ndrangheta e la difficoltà di essere a norma con le leggi previste dal sistema tassativo italiano. "Il loro sfogo riguarda la realizzazione di un'opera pubblica del Milanese: hanno raccontato di sindaci e assessori all'urbanistica che continuavano a posticipare autorizzazioni degli appalti e il via ai lavori per scoraggiare le imprese legali e favorire quelle che pur di aggiudicarsi il bottino erano pronti a "ungere" la propria pratica. A questa segnalazione sono seguiti accertamenti delle Forze dell'Ordine e, oltre a confermare la denuncia telefonica, hanno avviato un'indagine", conclude Pollice. Alla presentazione del rapporto, moderato dalla giornalista e blogger Rosy Battaglia ideatrice di Cittadini Reattivi, laboratorio multimediale di inchiesta civica, hanno partecipato Rosario Levantino dell'associazione Caponnetto, Antonio Girelli della Commissione Speciale Antimafia di Regione Lombardia, il professore di Diritto Costituzionale Daniele Ganara dell'Università di Genova, il presidente del consiglio del Comune di Milano Basilio Rizzo, Piero Vincenti comandante del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Milano e il magistrato Giuseppe Gennari protagonista delle ultime e più importanti indagini antimafia su territorio lombardo. "Non mi stupisce che la maggior parte delle segnalazioni telefoniche riguardino presunti reati ambientali: oggi l'emergenza della regione, Milano e hinterland in primis, sono le ecomafie. Quando si parla di mafia i mezzi d'informazione danno maggiore risalto ai fatti di sangue e a casi di estorsione: senza togliere alla singola violenza, il problema ‘ndrangheta in Lombardia potrà essere eliminato con più rapidità solo quando porremo più attenzione ai reati ambientali perpetrati dai clan e da imprenditori collusi, denunciandoli come reati alla collettività".
Il rapporto fa inoltre riferimento all'attività di ricerca dell'Osservatorio sulla Criminalità Organizzata dell'Università degli Studi di Milano coordinato dal professore Nando dalla Chiesa: su incarico della Commissione Parlamentare di Inchiesta, i ricercatori milanesi della facoltà di Scienze Politiche hanno relazionato in modo scientifico la capillare presenza nei piccoli comuni di cellule mafiose e il monopolio della ‘ndrangheta nei settori basilari dell'economia mafiosa: movimento terra, gioco d'azzardo e attività di compro oro. Le segnalazioni effettuate dalla cittadinanza al numero verde trovano infatti corrispondenza nei dati sull'infiltrazione della ‘ndrangheta in Lombardia riportati nel "Primo rapporto trimestrale sulle Aree Settentrionali", disponibile online e scaricabile da oggi sul sito dell'Osservatorio (www.cross.unimi.it).