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Presunte spese pazze: assolto in appello l’ex sindaco di Segrate Adriano Alessandrini

Adriano Alessandrini, ex sindaco di Segrate, è stato assolto con formula piena dalla Corte d’Appello di Milano per la vicenda delle presunte “spese pazze” contestategli durante il suo secondo mandato da sindaco, tra il 2010 e il 2015. In primo grado Alessandrini, ex politico di Forza Italia, era stato condannato per peculato a due anni. I giudici d’appello hanno ribaltato la sentenza perché “il fatto non sussiste”.
A cura di Redazione Milano
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Adriano Alessandrini (Facebook)
Adriano Alessandrini (Facebook)

L'ex sindaco di Segrate Adriano Alessandrini è stato assolto dalla Corte d'Appello di Milano per la vicenda delle presunte "spese pazze" che sarebbero state effettuate con la carta di credito intestata all'amministrazione comunale. L'assoluzione, con formula piena, ribalta la sentenza di primo grado: lo scorso anno l'ex primo cittadino era stato condannato per peculato a due anni di reclusione e al pagamento di 6.300 euro come risarcimento. Già in primo grado il giudice per l'udienza preliminare aveva ridimensionato la vicenda, evidenziando come alcune delle spese contestate fossero in realtà giustificate. Lo erano tutte, secondo i giudici della Corte d'appello di Milano, che hanno dichiarato che "il fatto non sussiste".

Alessandrini si era sempre difeso: Non una singola spesa fatta personalmente

Adriano Alessandrini è stato sindaco di Segrate, alle porte di Milano, per due mandati a partire dal 2005. Le contestazioni della procura nei confronti dell'ex politico di Forza Italia riguardavano il secondo mandato, dal 2010 al 2015. Per Alessandrini, ormai da anni lontano dalla politica, si tratta della conferma della sua buona fede: "Non c'è una singola spesa fatta personalmente", aveva spiegato tempo fa a Fanpage.it, chiarendo come le contestazioni della procura fossero nate non dalla natura delle spese, ma alla modalità con cui erano state pagate. Per Alessandrini, difeso dal legale Pietro Gabriele Roveda, resta da pagare un risarcimento disposto dalla Corte dei Conti: anche in questo caso però in secondo grado la somma richiesta è diminuita, passando da 17mila e 8.600 euro.

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