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Politecnico di Milano, corsi di laurea in lingua inglese: deciderà la Consulta

Dopo la scelta del rettore del Politecnico di Milano Giovanni Azzone di far svolgere i corsi di laurea magistrale e dottorati in lingua inglese, il caso è arrivato alla Corte costituzionale. Il Consiglio di Stato si è infatti pronunciato sul ricorso dei 150 docenti contrari, sollevando un dubbio di costituzionalità.
A cura di Federica Gullace
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Dallo scorso settembre 2014, il Politecnico di Milano aveva rivoluzionato i suoi corsi di laurea. Il rettore Giovanni Azzone aveva preteso un salto verso l’internazionalizzazione, scegliendo di far svolgere i corsi delle lauree magistrali e dei dottorati in lingua straniera. Così, gli architetti, ingegneri e designer che avessero voluto completare il loro percorso di studi quinquennale nell’ateneo di piazza Leonardo da Vinci, non avrebbero avuto altra scelta se non la lingua inglese. Ma la scelta, anche se da molti apprezzata, era stata assai criticata da ben 150 professori, tanto da far arrivare il caso dinanzi alla Corte costituzionale.

Il Consiglio di Stato si è così pronunciato sul ricorso presentato dall’università e dal Miur contro la sentenza del Tar che, nel 2013, aveva dato ragione ai docenti dell’ateneo contrari all’estensione dell’inglese come lingua d’insegnamento. Nell’ordinanza i giudici hanno sollevato un dubbio di costituzionalità relativo ad un comma dell’articolo 2 della L. 240/2010, meglio conosciuta come riforma Gelmini. Nella norma, infatti, si chiedeva agli atenei di modificare i propri statuti rafforzando l’internazionalizzazione anche attraverso corsi di studio e forme di selezione da svolgersi in lingua straniera: per questo, il Consiglio di Stato, riconoscendo al Politecnico di aver agito secondo la lettera della legge, ha posto un dubbio di costituzionalità, rinviando l’ultima decisione alla Consulta. Insomma, una mezza vittoria per il rettore Azzone, poiché se da un lato i giudici non hanno dato un completo via libera al provvedimento, dall’altra hanno riconosciuto che la decisione era stata presa in modo conforme alla norma.

Nonostante le critiche, gli studenti hanno risposto positivamente

Ora l’ordinanza del Consiglio di Stato ha così riaperto la questione sull’inglese, come lingua di insegnamento nelle università italiane. La sentenza del Tar aveva definito le scelte dell’ateneo "sproporzionate perché comprimenti le libertà, costituzionalmente riconosciute, di docenti e studenti". Sentenza, questa, contro cui l’università aveva però immediatamente presentato ricorso e a cui avevano risposto in maniera positiva gli stessi studenti: dall'inizio dell'anno accademico, infatti, l’offerta dei corsi di laurea magistrale in lingua straniera del Politecnico di Milano ha superato abbondantemente l’80 per cento.

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