Pio Albergo Trivulzio, la relazione sull’emergenza covid: poche mascherine e tamponi, troppe assenze
Mancanza di protezioni e dispositivi di sicurezza, assenteismo dei lavoratori, regole e procedure non applicate in modo adeguato. La verità sulla gestione dell'emergenza coronavirus al Pio Albergo Trivulzio, la storica casa di riposo milanese dove il covid ha provocato una strage nei mesi di marzo e aprile, è contenuta nella relazione finale dei lavori della commissione d'inchiesta regionale incaricata di fare luce su quanto è avvenuto al Pat. Un documento condiviso anche con la Procura di Milano, che indaga dopo le denunce di parenti e comitati.
Mancanza di mascherine e dispositivi di protezione
I risultati dell'indagine, svolta attraverso audizioni e lo studio dei documenti disponibili, stati presentati in una conferenza stampa a Palazzo Lombardia. Il primo elemento sottolineato nella relazione è la carenza di mascherine e dispositivi di protezione individuale. Il Pio Albergo Trivulzio aveva scorte di mascherine per una situazione "ordinaria" e solo il 23 marzo sarebbe arrivata una prima fornitura extra.
Alto tasso di assenteismo e pochi tamponi
Dal documento emerge anche un altro fattore che avrebbe contribuito al caos: l'alto tasso di assenteismo da parte degli operatori, già prima dell'inizio dell'emergenza. A fine febbraio oltre la metà dei quasi 900 operatori della "Baggina" non era al posto di lavoro per malattia o in permesso. Assenze "tali da rendere difficoltoso non solo il rispetto di regole e procedure ma gli stessi livelli di assistenza". D'altra parte i lavoratori della struttura non sarebbero stati adeguatamente garantiti con i controlli necessari: la percentuale di tamponi e test sierologici eseguiti sui dipendenti è inferiore alla media delle altre Rsa.
Trivelli (Dg Welfare): Gravi assenze durante l'emergenza
L'assenteismo degli operatori sanitari "è un fenomeno grave" e quanto si è verificato "è distonico rispetto a come in generale gran parte degli operatori sanitari ha agito", ha detto il direttore generale Welfare di Regione Lombardia, Marco Trivelli, durante la presentazione dei dati, da cui è emersa sui 900 operatori, un'assenza del 57 per cento con picchi del 65 per cento in alcuni reparti per alcune figure professionali, a fronte del 30 per cento di assenze registrato invece verso fine febbraio appena prima dell'emergenza. Un incremento – è stato sottolineato – anomalo e maggiore rispetto ad altre strutture.
Regole e procedure non applicate adeguatamente
La commissione conclude che nel Pat non vi è stata "una piena e adeguata applicazione di regole e procedure" per proteggere lavoratori e ospiti. Anche la mancata applicazione del distanziamento tra ospiti, parenti e operatori avrebbe contribuito alla diffusione del virus. Una serie di "criticità e limitazioni" che secondo i commissari "meritano di essere descritte e analizzate".