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Picchiava i bambini dell’asilo nido, condannata a quattro anni la maestra di Cernobbio

Dovrà scontare quattro anni di carcere la maestra di Cernobbio che maltrattava i piccoli dell’asilo nido in cui lavorava. Maria Grazia Viganò, questo il suo nome, aveva giustificato le violenze dicendo che stava “vivendo un periodo molto difficile a livello familiare”, ma il giudice non si è fatto impietosire. I maltrattamenti erano stati immortalati dalle telecamere installate dai carabinieri.
A cura di Filippo M. Capra
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Le immagini riprese dalle videocamere installate dai carabinieri per sorvegliare la donna
Le immagini riprese dalle videocamere installate dai carabinieri per sorvegliare la donna

È stata condannata a quattro anni di carcere la maestra che nella primavera scorsa finì ai domiciliari, sospettata di maltrattamenti ai bambini dell'asilo nido di Cernobbio sotto la sua tutela. Il processo, conclusosi ieri con la sentenza di condanna, ha visto Maria Grazia Viganò (58 anni) cercare di difendersi dalle accuse tramite il suo legale chiedendo l'assoluzione completa, o quantomeno il minimo della pena in caso di condanna. Questo poiché l'avvocato difensore non reputava le intercettazioni ambientali della procura tali da condurre a condanna per maltrattamenti, oltre a chiedere il riconoscimento delle attenuanti generiche per via di un primo ravvedimento e la buona condotta tenuta dalla sua cliente durante il processo.

Le intercettazioni ambientali

I carabinieri di Cernobbio avevano disposto il monitoraggio della donna per un paio di mesi nella zona del reparto lattanti, ovvero i bambini di età compresa tra i 3 e i 18 mesi, sotto la sua responsabilità quotidiana. Le telecamere installate avevano dimostrato che la donna era solita mettere le mani addosso ai piccoli, maltrattandoli: si passava dalle grida alle sberle e agli scuotimenti. Messa davanti al fatto compiuto, la Viganò si era difesa dalle accuse sostenendo che non si fosse affatto resa conto di quei comportamenti, spiegando che stava "vivendo un periodo molto difficile a livello familiare". Lo stesso che ha procurato ai genitori delle piccole vittime. Era il 4 aprile scorso quando venne diffusa la notizia dell'arresto della 58enne e furono mostrate le immagini delle violenze ai danni dei bambini riprese dalle telecamere dei carabinieri. Furono proprio le immagini a indignare il Paese che l'aveva condannata senza possibilità di appello, dimenticando per un momento la sua natura garantista, specie dopo una prima ammissione dell'accusata.

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