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Piazza Fontana, le vedove Pinelli e Calabresi nominate commendatori

L’onorificenza è l’ultimo atto di Napolitano da Capo dello Stato. Nel 2009, fece incontrare per le prima volta la moglie del commissario e quella dell’anarchico, sospettato per la strage di piazza Fontana.
A cura di Biagio Chiariello
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E’ stato uno dei suoi ultimi atti prima di lasciare l’incarico. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha nominato commendatori Licia Pinelli e Gemma Calabresi, la prima vedova dell’anarchico Giuseppe, sospettato per la strage di piazza Fontana che morì in circostanze misteriose dopo un volo dalla finestra della questura di Milano nel ’69, la seconda moglie del commissario Luigi, ammazzato in un attentato nel ’72 dopo che una campagna di stampa lo additò ingiustamente come responsabile della morte di Pinelli. Sorpresa Licia Pinelli che si è limitata ad uno stringato “va bene” ad alcuni vecchi amici della coppia dopo aver saputo dell'onorificenza dell'Ordine al merito della Repubblica italiana. Gemma Calabresi ha interpretato questo gesto come la continuazione dell’impegno di Napolitano per “chiudere una stagione di odio” cominciata negli anni di Piombo.

L'incontro del 2009 tra le due vedove

Era il 9 gennaio 2009, quarantesimo anniversario della triste vicenda di Piazza Fontana, quando Napolitano invitò al Quirinale Licia Pinelli e Gemma Calabresi. “E’ stato un incontro di pacificazione voluto da lui e accettato da noi”, ha ricordato la vedova del commissario, che in quell’occasione si alzò per dare la mano alla signora più anziana. L’incontro al Quirinale “mi ha arricchita – ha aggiunto – mi ha dato serenità. Sono riconoscente al presidente che ci ha aiutati a chiudere una stagione d’odio, di contrapposizione”. E questa doppia onorificenza è un segno dell’impegno di Napolitano “per dare un esempio al Paese, dire che si può pacificare, che si deve andare avanti”. In precedenza, nel giugno 2006, Napolitano aveva firmato la grazia – su proposta del ministro dell'allora guardasigilli Clemente Mastella – a Ovidio Bompressi (condannato a 22 anni di prigione per l'omicidio Calabresi) per gravi motivi di salute.

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