Paziente 29enne si uccise all’ospedale Niguarda: medici e infermiera verso il processo

Era il 10 marzo 2011 quando un ragazzo di 29 anni, ricoverato nel reparto di psichiatria dell’ospedale Niguarda di Milano, veniva ritrovato impiccato nella sua stanza con i lacci delle scarpe. Dopo tre anni di ricerche, il pubblico ministero milanese Ferdinando Esposito ha finalmente depositato l'avviso di chiusura delle indagini preliminari, che precede la richiesta di rinvio a giudizio, nei confronti del personale sanitario che all'epoca lavorava nell'ospedale milanese. In particolare si tratterebbe di due medici in servizio al dipartimento di salute mentale, una psicologa e una infermiera considerata responsabile delle operazioni di bonifica dei pazienti per il ritiro degli oggetti pericolosi, in questo caso i lacci. I quattro sono tutti indagati per omicidio colposo. Le stringhe utilizzate dal paziente per impiccarsi, infatti, non sarebbero dovute essere con lui nella stanza, e per tale ragione gli indagati si trovano accusati di aver agito con "negligenza, imprudenza e imperizia e nella violazione di regolamenti " poiché il comportamento del personale sanitario non fu pienamente conforme alle raccomandazioni del ministero della Salute del marzo 2008 sulla prevenzione del suicidio in ospedale, e alle linee guida aziendali sulla contenzione fisica adottate dall'ospedale Niguarda nel 2010.
La responsabilità maggiore sarebbe dell'infermiera
Come riportato da Repubblica, in particolare la responsabilità maggiore ricadrebbe sull'infermiera, la quale non procedendo al ritiro dei lacci delle scarpe al momento dell'ingresso del paziente nel reparto, andava incontro ad una "negligente sequenza di azioni convergenti ad accentuare il rischio di suicidio del giovane".