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Trecentomila galline nel parco: sindaci in piazza contro l’allevamento intensivo

Busto Garolfo e Casorezzo in rivolta contro il progetto della Regione Lombardia: un allevamento intensivo di galline ovaiole nel Parco del Roccolo, polmone verde del nord ovest milanese. L’altro timore è che si possa trasformare la cava all’interno del parco in una discarica d’amianto.
A cura di Ester Castano
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Il Parco del Roccolo, polmone verde del nord ovest milanese, compie vent'anni. E come "regalo di compleanno" la Regione Lombardia ha pensato ad un allevamento intensivo di galline ovaiole: vorrebbe realizzare al suo interno uno stabilimento da 330mila esemplari piumati disposti in gabbie su sei diversi livelli. Ma non è tutto: i vertici del Pirellone hanno identificato in questo lembo di pianura padana anche il punto strategico in cui sotterrare tonnellate di amianto. Nel parco c'è infatti una cava che fa gola a molti. Ma i sindaci di Busto Garolfo e Casorezzo, comuni milanesi coinvolti dal progetto, non ci stanno e scendono in piazza assieme ai cittadini pronti a far tutto pur di bloccare il piano.

Trecento cittadini si sono ritrovati a Busto Garolfo all'ingresso del parco in cui dovrebbe essere realizzato l'allevamento di galline ovaiole e percorrendo a piedi il sentiero della ciclabile si sono diretti alla Cava di Casorezzo. I bustesi e i casorezzesi rischiano di trovarsi a duecento metri dalle abitazioni un impianto per la produzione giornaliera di 36mila uova e 10 tonnellate di rifiuto organico prodotto dalle galline su un'area di centomila metri quadrati. Tutto questo a meno di dieci chilometri in linea d'aria dal nuovo ospedale civile di Legnano. In testa al corteo le autorità politiche locali schierate a fianco dei comitati locali. "Quella che Regione Lombardia vorrebbe perpetrare alla comunità è una duplice aggressione e noi non vogliamo né le galline ovaiole né l'amianto – afferma il sindaco Susanna Biondi di Busto Garolfo, comune di 14mila abitanti. Insegnante di musica, è stata eletta la scorsa primavera con una coalizione di centro sinistra. "Noi amministratori cercheremo ogni strumento istituzionale in possesso alla politica per opporci alla realizzazione dell'allevamento e della resa in discarica della cava, mentre i cittadini in dieci giorni hanno raccolto più di 5mila firme.

Cava trasformata in discarica d'amianto: il progetto

C'è sinergia fra municipio e cittadinanza, di qui non si passa", dichiara. I dubbi del neoeletto sindaco di Casorezzo Pierluca Oldani, area centro sinistra, riguardano il margine di azione che sarebbe dato alla criminalità organizzata qualora il vertice regionale trasformasse la cava del paese, circa 6mila abitanti, in una delle più grandi discariche di amianto del Milanese: "Chi dovrebbe venire qui a interrare legalmente amianto potrebbero anche essere le persone più oneste del mondo, sta di fatto che il settore smaltimento rifiuti nella nostra Regione è altamente infiltrato dalla ‘ndrangheta ed è un rischio che non possiamo accettare – dichiara Oldani – inoltre, indagini cartografiche alla mano, il sito dovrebbe sorgere a meno di 500 metri dal centro abitato e anche il danno per la salute dei cittadini è notevole: questo è un terreno alluvionale, sabbioso, ed è trent'anni che continuiamo ad essere discarica dell'intera Lombardia. È ora di dire basta".
Per quanto riguarda il riempimento della cava con amianto, nei prossimi giorni il sindaco di Casorezzo Oldani e il primo cittadino Biondi di Busto Garolfo si spalleggeranno per mettere assieme una serie di osservazioni da presentare in Regione alla conferenza dei servizi, e se dopo i documenti forniti la Regione dovesse mostrare cecità e concedere ugualmente l'autorizzazione faranno ricorso. Per le galline ovaiole, invece, il lavoro di contrasto sarà ancora più arduo: la VIA – Valutazione Impatto Ambientale della Regione è positiva, e sembra che l'unico strumento per opporsi al piano sia un ricorso al TAR. Ma il comitato cittadino Radici nel Cielo non demorde: "E' una decisione imposta dall'alto, come se la popolazione non contasse niente, mentre a far le spese con i rischi igienici di avere non una ma dieci tonnellate di escrementi di galline al giorno, a duecento metri dalle finestre delle abitazioni e a una manciata di chilometri dall'ospedale, saremo noi cittadini. E' anche vero però che la VIA è arrivata non dopo sei mesi come accade solitamente ma dopo quattro anni: la nostra lotta da quattro anni è stata quotidiana e a qualcosa è servita, gli abbiamo rallentato il lavoro. Andremo avanti per questa strada", dichiara Daniela Clermenti portavoce del comitato. Parere contrario al minestrone di amianto e galline anche Alfio Colombo, presidente del Parco del Roccolo: "Il Roccolo è il parco sovracomunale più grande della provincia, nato vent'anni fa per preservare il territorio agricolo, flora e fauna, dalla minaccia di un inceneritore. Purtroppo oggi le normative regionali sono a maglie larghe. Ma come nel '94 abbiamo vinto la nostra prima lotta, insisteremo affinchè la Regione tuteli finalmente l'ambiente e il patrimonio verde non venga deturpato". Una cittadinanza consapevole dei propri diritti e doveri, quella che ha manifestato oggi nel nord ovest milanese: il diritto alla salute e il dovere di difendere il proprio territorio. Una cittadinanza attiva che i vertici del Pirellone non possono più permettersi di tenere in un angolo mentre decidono in quante fette spartirsi l'hinterland milanese.

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