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Orrore a Mantova: gattina picchiata e gettata dal terzo piano di un palazzo

Orrore negli scorsi giorni a Mantova: una gatta è stata trovata agonizzante al primo piano di un palazzo ed è morta poco dopo. Sarebbe stata presa a calci e poi gettata nel vuoto da qualcuno, ancora non individuato. Dopo la denuncia della proprietaria dell’animale sul caso indaga la polizia locale.
A cura di Redazione Milano
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(Immagine di repertorio)
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Orrore a Mantova, dove negli scorsi giorni una gattina, Daisy, è stata trovata agonizzante al primo piano del palazzo del Mago, storico edificio che si trova in piazza San Leonardo e ospita alloggi popolari di proprietà del Comune. Per l'animale, un esemplare di Sacro di Birmania che avrebbe compiuto tre anni tra pochi giorni, non c'è stato purtroppo niente da fare: inutile la corsa al più vicino veterinario, che non ha potuto salvare la gatta. La vicenda è stata riportata dal quotidiano locale "La Gazzetta di Mantova" che ha raccolto lo sfogo della proprietaria dell'animale. La donna ha fatto eseguire l'autopsia sulla gattina, che ha evidenziato come la morte sia stata causata da un'emorragia toracica dovuta a un trama all'altezza della spina dorsale. Secondo la proprietaria, qualcuno avrebbe dunque picchiato la gatta prendendola a calci prima di gettarla nel vuoto da diversi metri d'altezza.

Sul caso indaga la polizia locale: cosa rischia l'autore del brutale gesto

Sulla vicenda, che è avvenuta la sera dello scorso 11 ottobre, indaga adesso la polizia locale. Gli agenti dovranno individuare il "mostro" che ha potuto compiere una simile violenza su un essere vivente piccolo e indifeso. Per il responsabile, se dovesse mai essere individuato, le conseguenze potrebbero essere molto serie: nel codice penale infatti il reato di maltrattamento di animali può essere punito con pene che vanno dalla reclusione dai tre ai 18 mesi alla multa da cinque a 30mila euro. E in caso di morte dell'animale maltrattato le pene aumentano: "Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni".

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