Nuovi contagi e monitoraggio: quando potrebbe scattare un nuovo lockdown in Lombardia
Monitorare il rischio sanitario, tenere sotto controllo i nuovi casi positivi per accertarsi che l'epidemia non riprenda forza. A pochi giorni dalla riapertura delle attività produttive Milano e la Lombardia vivono la "nuova normalità" della fase due con una certa apprensione. Da un lato il sistema sembra tenere dal punto di vista dei trasporti: grazie al rientro progressivo dei lavoratori, molti dei quali sono ancora in smart working, treni e metropolitane riescono a garantire per il momento il distanziamento. Il bicchiere mezzo vuoto è rappresentato invece dagli affollamenti nei parchi e agli ingressi dei mercati appena riaperti, che testimoniano un bisogno di libertà e socialità che preoccupa, a fronte di un'emergenza tutt'altro che conclusa. I numeri della Lombardia non sono ancora rassicuranti. Il contagio viaggia al ritmo di oltre 600 nuovi casi al giorno. La città di Milano resta l'osservata speciale, visto che a ogni bollettino il numero di contagi confermati resta a tre cifre.
Quando potrebbe scattare un nuovo lockdown in Lombardia
La Lombardia resta quindi sospesa sul filo tra la voglia di tornare alla vita di sempre, anche per le pressanti richieste di negozianti e ristoratori, e il timore di una nuova esplosione dell'epidemia. Come fanno gli esperti a tenere sotto controllo la diffusione del coronavirus? Quando potrebbe eventualmente scattare un nuovo lockdown in Lombardia? È necessario ricordare che il monitoraggio con i test sierologici è ancora in una fase sperimentale e la validità delle analisi è ancora discussa. L'unico strumento diagnostico ufficiale rimane il tampone naso faringeo. Per limiti dei laboratori e nell'approvvigionamento dei reagenti hanno una portata limitata: in Lombardia difficilmente si superano i 13-14 mila al giorno. Per questo il monitoraggio avviene incrociando diversi dati, come previsto dal Ministero della Salute che ha messo a punto un protocollo con i criteri sul rischio sanitario.
Come funziona il monitoraggio del rischio sanitario
Nella fase 2 dell'emergenza non è più possibile immaginare un distanziamento sociale completo. In assenza del vaccino e di un trattamento farmacologico efficace, e a causa del livello di immunità della popolazione ancora basso, non è esclusa una rapida ripresa di trasmissione del virus. Per accertare che questo non stia avvenendo, gli scienziati utilizzano un algoritmo di valutazione delle probabilità che tiene conto di alcuni indicatori e non solo del dato giornaliero dei contagi.
Se non sono stati segnalati nuovi casi negli ultimi 5 giorni nella Regione, la probabilità di un nuovo focolaio è ritenuta molto bassa. L'allarme è invece considerato più serio, con rischio moderato di accelerazione del contagio: se viene accertato un aumento di trasmissione con Rt (R con t, parametro che indica l'indice di riproducibilità del virus in un dato momento in presenza di misure di contenimento) superiore a 1; se vi sono segnali di sovraccarico dei servizi sanitari. Attualmente l'indice in Lombardia è inferiore a 1: il vicepresidente della Regione Fabrizio Sala ha comunicato che Rt è pari a 0,75 e sotto la media italiana, ma la situazione potrebbe evolversi rapidamente con l'allentamento delle restrizioni.
Rischio alto con indice Rt superiore a 1, focolai in ospedale e Rsa, trasmissione diffusa
Il rischio è considerato più grave, con probabilità alta di una nuova esplosione dell'epidemia se, oltre all'aumento dell'indice del contagio (ogni malato infetta più di un'altra persona), si verificano nuovi focolai negli ultimi 7 giorni in Rsa, case di riposo, ospedali o altri luoghi con popolazioni vulnerabili. L'allarme scatta al livello più elevato con l'evidenza di trasmissione diffusa sul territorio in modo non gestibile con misure locali (cioè con le "zone rosse"). Questi sono i parametri che, se rilevati dagli scienziati, potrebbero portare a nuove progressive misure restrittive.