
Rosa Parks nel 1955 venne arrestata per non aver ceduto il suo posto sull'autobus a un bianco, quella stessa sera i leader dei movimenti per i diritti degli afroamericani si riunirono, la mattina seguente e per i successivi 381 giorni cominciò il boicottaggio dei mezzi dei mezzi pubblici di Montgomery, il risultato arrivò a poco più di un anno di distanza: la segregazione razziale divenne illegale sui pullman dell'Alabama.
Lei non si chiama Rosa, si chiama Shanthi e questo è l'anno 2018. Siamo su un treno partito da Milano e con destinazione Trieste, Shanthi, una giovane italiana di origini indiane, sale a bordo del treno e si reca al posto indicato dal suo biglietto, si siede e subito la passeggera del sedile affianco le chiede se quello fosse il suo posto, pretendendo di vedere il biglietto. La ragazza glielo mostra e la donna dice: "Me ne vado perché non posso stare seduta vicino a una negra". Siamo sempre in Italia e sempre nel 2018.
Fanpage.it ha intervistato la mamma della giovane che, contattata immediatamente dalla figlia sconcertata per l'accaduto, ha denunciato la vicenda in un post su Facebook, diventato virale in poche ore. Paola Crestani – questo il suo nome – ha subito suggerito alla figlia di fotografare la signora, ma racconta: "Shanthi mi ha detto che era già andata via e che non voleva, cercava di minimizzare un pochino la cosa, perché ho capito che l'ha ferita molto". Era la prima – e speriamo l'ultima – volta che subiva un attacco così esplicito per il colore della sua pelle, come riferisce la mamma: "Magari ci sono sguardi poco simpatici o persone che si spostano senza dire nulla, ma mai in modo così esplicito – e aggiunge con rammarico e rabbia – Sembra che ormai le persone si sentono quasi autorizzate, che non se ne vergogni più nessuno".
Seppure poteva essere capitato in passato di essere vittime di atteggiamenti razzisti come una brutta occhiata o un allontanamento, gli stessi razzisti tacevano (nella maggior parte dei casi) perché consapevoli di avere un atteggiamento condannato universalmente, perché sapevano che potevano confrontarsi al massimo con altri razzisti, ma sempre di nascosto, sempre all'ombra, sempre nelle fogne. Questo tuttavia non ci ha risparmiati da terribili crimini di matrice razzista, ma allora viene da chiedersi: ora che i razzisti si sentono legittimati a parlare e agire pubblicamente, ricevendo consensi elettorali in tutta Europa, ora che come dice Paola Crestani "sembra addirittura motivo di vanto", quanto tempo ci resta per tornare al 1955 di Rosa Parks? "Forse rimane un po' di incredulità e un pochino comincia a nascere la voglia di dire: se questo capita a me, chissà a quante altre persone capita, forse dovremmo fare qualche cosa perché questo non succeda più" conclude Paola.