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‘Ndrangheta, concessi domiciliari al boss Lampada: “Insofferente in carcere”

Condannato in Appello a 14 anni e 5 mesi per associazione mafiosa, sconterà gli anni che gli rimangono ai domiciliari. Lampada è affiliato ad uno dei più importanti clan mafiosi in Lombardia, ma risulterebbe “incompatibile con la detenzione”.
A cura di Biagio Chiariello
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immagine di repertorio
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La sua "ulteriore permanenza" in "luoghi ritenuti persecutori e vissuti come ostili con molte probabilità" lo "indurrebbe" ad azioni rischiose per la sua "sopravvivenza". E’ quanto accertato dalla perizia psichiatrica che ha spinto il Tribunale del Riesame di Milano a decretare i domiciliari per il presunto boss della ‘ndrangheta Giulio Lampada, condannato ad oltre 14 anni in appello per associazione mafiosa.O ra se ne potrà stare agli nella sua villa nel Milanese, perché "incompatibile" sia con il carcere che con la comunità terapeutica dove si trovava, le cui cure “non hanno ottenuto gli effetti attesi perché il dis-funzionamento mentale si è ulteriormente consolidato diventando uno stato morboso di natura obiettiva che si risolve anche in malattia fisica”, si legge nella perizia.

Le accuse nei confronti di Lampada

Il clan Valle-Lampada è considerato dagli inquirenti uno dei più importanti gruppi di ‘ndrangheta attivi in Lombardia: il capostipite Francesco “Ciccio” Valle, coinvolto in una sanguinosa faida negli anni Settanta, lasciò il quartiere Archi di Reggio Calabria e fuggì in Alta Italia. E’ poi risultato coinvolto in attività di usura. I fratelli Giulio e Francesco Lampada sono invece considerati la propaggine imprenditoriale del gruppo, attivi nel settore dei videopoker, dei locali notturni e, si presume, ben collegato alla politica calabrese e lombarda. Giulio è accusato anche di aver corrotto magistrati per ottenere informazioni sulle indagini a suo carico. Insieme a lui erano stati arrestati l'ex consigliere regionale della Calabria Franco Morelli e gli ex magistrati Giancarlo Giusti (suicida lo scorso marzo) e Vincenzo Giglio per presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta in Lombardia.

"Non si tratta di disturbi fittizi"

Ma nella perizia, disposta dal collegio presieduto dal giudice Paolo Micara e firmata dallo psichiatra Elvezio Pirfo, si legge che Lampada "sulla base di una personalità di tipo narcisistico-istrionica e dell'esistenza di idee prevalenti e dominanti ha sviluppato una sintomatologia depressiva non riconoscibile come malattia in senso stretto ma come un funzionamento psicopatologico". E ancora,  Lampada “ha un’idea di sé al tempo stesso grandiosa e fragile”, non assume le medicine previste dalla terapia ma certamente “non si tratta di disturbi fittizi o simulazioni”. Secondo il medico anche se questi sintomi “non sono ‘malattia’ in sé”, vanno considerati come “fattori di rischio, elementi di potenziali sviluppi di più gravi disturbi mentali”. E su queste basi che è stato giudicato “incompatibile” con qualunque tipo di luogo detentivo: carcere, reparto psichiatrico del penitenziario, ospedale o comunità protetta.

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