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Morte 22 donne in una casa per disabili a Brescia. La direzione: “Mai arrivati i tamponi richiesti”

“I tamponi per le pazienti sono mancati perché Regione Lombardia ha ritenuto di limitarne l’impiego”. È l’accusa contenuta in una comunicazione diffusa dalla presidenza dell’istituto Cremonesini di Pontevico, nel Bresciano, una struttura per disabili psichiche dove nelle ultime settimane sono morte 22 donne su un totale di 300 ospiti per sintomi riconducibili al coronavirus. “In due occasioni il 13 e il 24 marzo abbiamo richiesto a mezzo mail l’effettuazione di tamponi – si legge nella nota -, ma non abbiamo ottenuto risposta alla mail”.
A cura di Simone Gorla
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"I tamponi per le pazienti sono mancati perché Regione Lombardia ha ritenuto di limitarne l'impiego". È quanto si legge in una nota della presidenza dell'istituto Cremonesini di Pontevico, nel Bresciano, una casa per donne disabili psichiche dove nelle ultime settimane sono morte 22 ospiti su 300 per sintomi riconducibili al coronavirus. Decine di dipendenti sarebbero rimasti infettati.

Brescia, 22 donne morte in una casa di cura per disabili psichiche

Ventidue donne che sarebbero state contagiate e non avrebbero mai ricevuto il tampone. "Il nostro istituto come tutte le strutture socio sanitarie della provincia di Brescia e della Lombardia ha purtroppo presentato casi di contagio da COVID-19. Non è però possibile ricostruire la cartina di contagi", spiegano i vertici della struttura. "Possiamo sostenere che il nostro indice di mortalità nel periodo critico è stato del 6 per cento circa", ha spiegato don Federico Pellegrini, presidente della struttura.

La direzione: Chiesti due volte i tamponi, non abbiamo avuto risposta

Su quanto accaduto quando sono sorti i primi sospetti casi di coronavirus  nella struttura, il responsabile dell'istituto è esplicito: "Nonostante la circolare del 10 marzo, in due occasioni il 13 e il 24 marzo abbiamo richiesto a mezzo mail l'effettuazione di tamponi proprio in seguito al primo caso riscontrato (in virtù di un ricovero ospedaliero), ma non abbiamo ottenuto risposta alla mail". I vertici dell'Istituto Cremonesini ricostruiscono così gli eventi che hanno portato alla morte delle 22 donne: "L'elevato numero di casi febbrili uniti all'impossibilità di individuare casi positivi da isolare e quelli negativi per la più volte ribadita impossibilità di effettuare i tamponi sulle ospiti, avrebbe portato un'attività assolutamente disfunzionale con il rischio di isolare pazienti negativi e positivi insieme per questo non abbiamo creato un reparto di isolamento".

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