Milano, una fiaccolata e un totem per ricordare Lea Garofalo a dieci anni dalla scomparsa
Il 24 novembre di dieci anni fa moriva a Milano Lea Garofalo, testimone di giustizia, uccisa a 35 anni dal compagno e dai suoi uomini per punirla per aver iniziato a collaborare con la giustizia. Nell'anniversario della sua scomparsa, Milano l'ha ricordata con una serie di iniziative, tra cui una fiaccolata che è passata per il giardino antistante alla casa dove Lea ha vissuto. Qui le è stato intitolato un totem di "Milano è memoria".
Milano ricorda Lea Garofalo, uccisa perché voleva dare alla figlia un vita migliore
Lea Garofano si era innamorata e aveva sposato il boss di ‘ndrangheta Carlo Cosco. In breve si rese conto di cosa volesse dire per essere una donna nella criminalità organizzata. Decise che quella non era la vita che voleva per sua figlia Denise, ed ebbe il coraggio di lasciare il marito. Per avere protezione dai criminali che, dopo la fuga, era sempre sulle loro tracce, Lea prese la decisione di collaborare con la giustizia ed entrare nel programma testimoni.
Il marito la fece uccidere, il corpo fu sciolto nell'acido
La sera del 24 novembre 2009, il marito riuscì a convincerla a incontrarlo a Milano per parlare del futuro della figlia. Dopo averla attirata in trappola, la trascinò in un appartamento di piazza Prealpi dove fu picchiata e strangolata. Quindi il suo corpo fu dato alle fiamme e sciolto nell’acido.
Il ricordo dei milanesi
Oggi Lea Garofalo è stata ricordata anche al Cimitero Monumentale, dove è sepolta Lea, e poi con un incontro pubblico presso la Fondazione Feltrinelli. "È un dovere per Milano ricordare Lea Garofalo – dichiara il presidente del Consiglio comunale, Lamberto Bertolé – la sua è una storia di ribellione e coraggio. La scelta di infrangere i codici della cultura ‘ndranghetista di violenza omertosa ha aperto la strada ad altre donne ribelli. Oggi vogliamo stringerci ancora di più alla figlia Denise che, con lo stesso coraggio della mamma, continua la sua battaglia per la libertà". Libera ha accompagnato la giovane Denise nel percorso giudiziario che ha visto riconosciuta con sentenza definitiva la colpevolezza del padre e dei suoi complici.