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Milano, truffa farmaci per 10 milioni di euro: tra gli indagati ex ad del San Raffaele Nicola Bedin

La guardia di finanza di Milano ha portato alla luce una maxi truffa sui farmaci alla regione Lombardia per circa 10 milioni di euro. La lunga indagine è terminata con l’iscrizione nel registro degli indagati di undici persone, tra le quali anche l’ex ad del San Raffaele di Milano Nicola Bedin.
A cura di Chiara Ammendola
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Nicola Bedin
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Una truffa sui farmaci alla regione Lombardia per oltre 10 milioni di euro è stata scoperta dalla guardia di finanza di Milano al culmine di un'approfondita indagine coordinata dalla locale procura: 11 le persone indagate tra le quali l'attuale presidente di Snam Nicola Bedin, allora Ad pro-tempore dell'ospedale San Raffaele controllato dal gruppo San Donato. Gli altri indagati sono amministratori e responsabili commerciali di 8 case farmaceutiche, un ex capo del'ufficio acquisti e un ex responsabile dei servizi farmacia del gruppo.

Nell'avviso di conclusione indagini firmato dal pm Paolo Storari e notificato dalla gdf in queste ore sono cinque le case farmaceutiche i cui amministratori e responsabili commerciali sono indagati: si tratta di 8 manager di cui 4 all'epoca dei fatti erano dipendenti di Mylan spa, uno di Abbvie, uno di Novartis, uno di Eli Lilly Italia e l'ultimo di Bayer spa. Gli altri nomi sono quello di Massimo Stefanato, ai tempi rappresentante dell'ufficio acquisti del San Raffaele e Mario Giacomo Cavallazzi allora responsabile dei servizi di farmacia di diversi ospedali del Gruppo San Donato che controlla anche l'ospedale che fu fondato da Don Verzè.

Stando a quanto emerso finora dalle indagini le case farmaceutiche avrebbero venduto a 9 ospedali del Gruppo San Donato farmaci che lo stesso Gruppo, che lo scorso 3 dicembre ha risarcito i 10 milioni al Pirellone, si sarebbe fatto rimborsare dalla Regione a prezzo pieno omettendo di indicare gli sconti praticati sul prezzo (dal 2 al 20 per cento) in seguito ad accordi informali legati al raggiungimento di determinati volumi di acquisti. Per la vicenda, sempre a dicembre, Stefanato e Cavallazzi finirono ai domiciliari

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