Milano, tre dipendenti dell’Agenzia delle Entrate arrestati per corruzione e abuso d’ufficio
I carabinieri del Comando provinciale di Milano hanno arrestato oggi, venerdì 10 luglio, tre dipendenti (due uomini e una donna) dell'Agenzia delle Entrate – Ufficio Provinciale del Territorio di Milano, con l'accusa di corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio e abuso d'ufficio. Su disposizione del giudice per le indagini preliminari del tribunale milanese, i tre sono momentaneamente posti agli arresti domiciliari.
Indagini partite dalla denuncia di alcuni loro colleghi
Le indagini sono state condotte dal Nucleo Investigativo di Milano e coordinate dal procuratore aggiunto Laura Pedio e dal sostituto procuratore Giovanni Polizzi, con la cooperazione della Direzione Audit dell'Agenzia delle Entrate stessa. L'inchiesta è partita grazie a due dichiarazioni spontanee rilasciate nel gennaio del 2017 da due dipendenti in merito a presunti comportamenti non legali da parte di alcuni colleghi. Questi, avrebbero aggirato le procedure interne dell'Agenzia nel rilasciare alcune visure e certificati. In questo modo, favorivano i professionisti del settore (cd visuristi) in cambio di denaro. A tal proposito, i carabinieri hanno accertato che sono in totale 29 i visuristi coinvolti e deferiti dall'Agenzia delle Entrate poiché concorrenti all'attività illecita di due dipendenti dell'Ufficio Provinciale del Territorio (fra cui l’ex Conservatore, oggi in pensione), ora indagati anche per abuso d'ufficio.
Danno erariale di alcune decine di migliaia di euro
Tra febbraio e giugno 2018, le indagini hanno accertato che gli indagati si incontrassero con i visuristi previo contatto telefonico all'interno degli spazi dell'Agenzia dell'Entrate o "nelle immediate vicinanze" per procedere alla consegna di copie di atti e certificati ipotecari o catastali. Ciò consentiva ai professionisti di ottenere "il versamento delle tasse prescritte in cambio di un compenso in denaro contante". In altri casi, poi, i carabinieri comunicano che, sempre per conto dei professionisti e sempre dietro compenso, i dipendenti avviavano attività di consulenza con "la redazione di pratiche estranee ai loro compiti", durante l'orario di lavoro. Il tutto, per un danno erariale di alcune decine di migliaia di euro.