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Milano, soldi in cambio di lavori falsi per ottenere il permesso di soggiorno: tre arrestati

Avevano creato un sistema per far ottenere l’emissione o il rinnovo di permessi di soggiorno a stranieri privi dei requisiti, creando finti posti di lavoro con partite Iva inesistenti. La polizia ha arrestato tre persone – un egiziano di 55 anni, suo figlio di 22 e un 55enne italiano – accusati di aver costituito un’associazione a delinquere, che operava a Milano e a Cologno Monzese.
A cura di Simone Gorla
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La polizia ha arrestato tre persone – un egiziano di 55 anni, suo figlio di 22 e un 55enne italiano – accusati di aver costituito un'associazione a delinquere, che operava a Milano e a Cologno Monzese, con lo scopo di far ottenere l'emissione o il rinnovo di permessi di soggiorno a stranieri privi dei requisiti. Le tariffe pagate dai clienti del gruppo variavano da poche centinaia di euro per le pratiche più semplici, a qualche migliaio di euro per quelle complesse. Tutti i pagamenti venivano effettuati in contanti o con versamenti di danaro sulla piattaforma Western Union. Le indagini sono state svolte dagli agenti della sezione antiterrorismo della Digos, coordinati dal procuratore aggiunto Alessandra Dolci e dai pm Paola Pirotta e Adriano Scudieri della Direzione distrettuale antimafia di Milano.

Posti di lavoro inesistenti per ottenere permessi di soggiorno: in manette tre persone

Per ottenere il rinnovo dei documenti è necessario dimostrare di avere un lavoro e un reddito. Per eludere la norma, gli arrestati avevano inventato un metodo semplice: creava una finta impresa individuale a partita Iva, effettuando o facendo effettuare i pagamenti essenziali per rendere verosimile l'esercizio dell'attività, per il tempo strettamente necessario alla presentazione delle istanze di soggiorno. Le attività scelte erano quasi sempre la stesse: la posa in vetro o la tinteggiatura. In altri casi preferivano fare assumere gli stranieri bisognosi di documenti nelle imprese già create, giusto il tempo necessario ad attestare l'esistenza di un lavoro subordinato, con il versamento dei contributi minimi dovuti.

Avevano le password del sistema informatico dell'Agenzia delle Entrate

I tre arrestati avevano ruoli e compiti ben precisi. Padre e figlio trovavano i clienti, cittadini stranieri che avevano bisogno di un regolare permesso di soggiorno in Italia. Il complice italiano, titolare di un punto di assistenza fiscale, svolgeva tutte le attività richieste ad un professionista abilitato. Proprio quest'ultimo, essendo in possesso delle credenziali per l'accesso al sistema informatico dell'Agenzia delle Entrate, ha deliberatamente fornito le password per permettere l'accesso, l'interrogazione e la trasmissione agli archivi dell'ente della documentazione amministrativa e fiscale. Stando ai riscontri della Digos, erano molti i cittadini stranieri residenti all'estero, in particolare in Francia, che venivano in Italia e si rivolgevano al gruppo per ottenere documenti falsi

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