Milano, polemiche per la pubblicità dell’Istituto Besta: “La sindrome di Down non è una malattia”
Una campagna pubblicitaria apparentemente come tante ha scatenato reazioni e polemiche in pochissimo tempo tanto da portarne all'immediato ritiro. È accaduto a Milano dove nella notte tra martedì e mercoledì per le strade della città sono comparsi i cartelloni dell'Istituto Besta che ha così deciso di incentivare le donazioni del 5×1000 finalizzate alla ricerca: nella pubblicità si vede l'immagine di una bambina con trisomia 21, ovvero la sindrome di Down in una sorta di puzzle da completare e la scritta "Per curare il suo cervello ci serve il tuo aiuto". Un'immagine che a quanto pare non è piaciuta a molte tra associazioni e famiglie di persone affetti da sindrome di Down o semplicemente che rappresentano persone con disabilità varie che ne hanno chiesto la rimozione immediata. L'accusa, diffusa, è apparsa la medesima: il messaggio sarebbe offensivo e ingannevole perché la sindrome di Down non è una "malattia curabile", anzi non è affatto una malattia ma una anomalia cromosomica. Non esiste nessuna cura scientifica dunque in grado di ridurre il danno cognitivo.
L'Istituto Besta ha rimosso la pubblicità che verrà sostituita
Aipd, CoorDown, Coordinamento Down Lombardia e Ledha hanno diffuso un comunicato nel quale hanno denunciato la "natura lesiva del messaggio diffuso, che attenta alla dignità della persona, spazzando con indifferenza i passi compiuti negli ultimi 40 anni per favorire la piena integrazione della persona con disabilità intellettiva". La riposta dell'Istituto Caro Besta, specializzato proprio nelle cure delle patologie neurologiche, non si è fatta attendere: la pubblicità è stata immediatamente rimossa non senza spiegazioni giunte proprio da Andrea Gambini, ai vertici dell'ospedale: "Non era mio intento offendere nessuno, e ritengo che ognuno di noi può portare avanti e sostenere la ricerca nel migliore dei modi – ha spiegato – per questo ho ritenuto di togliere la campagna che a tanti non va bene: ne uscirà un'altra senza riferimenti a malattie o fotografie". Gambini ha spiegato che ci sarà un'altra pubblicità senza riferimenti a malattie o fotografie.