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Milano, passaporti e biglietti aerei falsi per i profughi in stazione Centrale

A seguito dell’emergenza siriana, che ha visto arrivare a Milano più di 55mila profughi, in stazione Centrale si è creato un vero e proprio giro di affari illecito. Decine di trafficanti, infatti, provvedono a fornire i rifugiati di documenti e biglietti aerei falsi per passare il confine, o li truffano offrendo passaggi in auto fittizi.
A cura di Federica Gullace
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Passaporti e biglietti aerei falsi. È un vero e proprio illecito giro di affari quello che da tempo si è instaurato in stazione Centrale a Milano. A seguito dell’emergenza siriana, che ha visto oltre 55mila profughi transitare per il capoluogo lombardo, ognuno dei quali desideroso di un documento finto o di un qualunque modo per andarsene, si è creato un fruttuoso business. Trafficanti dall’altissima professionalità si aggirano difatti tra le vie che circondano la stazione: nel piazzale, situato vicino alla struttura d’accoglienza, per le strade, sotto le pensiline, o perfino fuori da un albergo cinese o dal venditore di kebab.

Biglietti aerei falsi e trasporti fittizi

Il giro più cospicuo è sicuramente quello dei falsi biglietti aerei, seguito da quelli via terra: negli ultimi mesi, infatti, per la modica cifra di 1500 euro, è stato sempre più richiesto il pacchetto completo, comprendente documenti falsi e biglietti di trasporto per tutti i componenti di una famiglia. Il primo passo consisteva nel rendere i richiedenti il più occidentalizzati possibile. In primis, uomini e donne venivano accompagnati da barbiere e truccatrice, persino le signore che non rinunciano al velo; dopodiché, una volta accompagnati alla macchina per fare le fototessere, in massimo due settimane i documenti nuovi erano pronti. Nomi svizzeri, greci, spesso impronunciabili, necessari per superare il primo scoglio del controllo passaporti dell’aeroporto di Malpensa o di Orio al Serio. Una scommessa che non sempre ha funzionato, ma che alla fine dei conti ha permesso alla gran parte dei migranti, a furia di tentare, di oltrepassare i confini.

Come ha raccontato il Corriere, il giro di profitti illeciti a volte proveniva anche da truffe commesse grazie al trasporto in automobile di rifugiati. Il trucco era molto semplice: l’autista, quasi sempre di origini romene o dell’Europa dell’est, fingeva di portare i profughi a una destinazione, pattuita in precedenza sotto corrispettivo di una cifra. Saliti a bordo, però, i trafficanti inventavano una scusa, o spesso giravano a vuoto per le vie della città, fingendo ad un certo punto di avvistare la polizia. Per questo invitavano frettolosamente i rifugiati a scendere dalla vettura, con la promessa di ripassarli a prendere, per poi scomparire nel nulla con il bottino in tasca.

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