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Covid 19

Milano, morto per Covid il primo tassista: la sua zona era Famagosta, portava i medici al San Paolo

È morto il “tassista di Famagosta”. Giuseppe Allegri, 63 anni, era molto conosciuto nel quartiere di Milano da cui ha preso il nome. La “sua” zona si estendeva dal posteggio taxi della fermata della metropolitana verde sino a quasi tutto il sud città, ospedale San Paolo compreso. Proprio qui, facendo il turno di notte, “Lima 57” (questa la sua sigla) ha accompagnato diversi medici e infermieri sino a quando ha potuto.
A cura di Filippo M. Capra
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È morto il "tassista di Famagosta". Giuseppe Allegri, 63 anni, era molto conosciuto nel quartiere di Milano da cui ha preso il nome. La "sua" zona si estendeva dal posteggio taxi della fermata della metropolitana verde sino a quasi tutto il sud città, ospedale San Paolo compreso. Proprio qui, facendo il turno di notte, "Lima 57" (questa la sua sigla) ha accompagnato diversi medici e infermieri sino a quando ha potuto. Allegri è la prima vittima da Coronavirus nella categoria dei tassisti, che per primi avevano denunciato la mancanza di dispositivi di sicurezza agli inizi dell'emergenza sanitaria in corso.

Il ricordo dei colleghi: Una persona straordinaria

Le sue condizioni erano peggiorate e di molto nelle ultime settimane, finendo ricoverato in terapia intensiva proprio al San Paolo, nel nosocomio che quasi tutte le notti vedeva da fuori dopo aver "scaricato" i clienti. Da 13 anni prestava il servizio per la sigla taxi "6969" e dal radiotaxi lo ricordano così: "Era una persona straordinaria, un signore – dichiara il direttore della centrale radio Vincenzo Mazza -. Tutto il 6969 si stringe attorno alla famiglia". La perdita di Giuseppe è stato un duro colpo per i tassisti di Milano (e non), spesso in giro per la città senza aver ricevuto alcun dispositivo di sicurezza dalla Regione. Per questo i sindacati stanno combattendo una battaglia con le istituzioni per garantire a tutti i tassisti di disporre di mascherine e guanti anche se, ad oggi, ancora non ci sono risultati soddisfacenti. Circa due settimane fa, i sindacati avevano poi sconsigliato a tutti coloro sprovvisti di dispositivi di protezione "la prosecuzione del servizio".

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