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Milano, la denuncia di una giudice: “Inseguita perché ho fatto l’elemosina a un venditore di rose”

Jole Maria Celeste Milanesi, magistrato della Corte d’Appello di Milano, ha raccontato al quotidiano “La Repubblica” un episodio di intolleranza di cui è stata diretta testimone: è stata insultata e poi inseguita in auto da tre ragazzi, infastiditi perché aveva fatto l’elemosina a un giovane venditore di rose bengalese.
A cura di Redazione Milano
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(Immagine d'archivio)
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Inseguita in auto e insultata da tre uomini per aver fatto l'elemosina a un giovane venditore di rose bengalese. Questa l'incredibile vicenda accaduta a Milano a una giudice della Corte d'Appello, Jole Maria Celeste Milanesi. È stata lei stessa a raccontare l'episodio al cronista di giudiziaria del quotidiano "La Repubblica", Sandro De Riccardis, un'ulteriore testimonianza di un clima di odio e intolleranza verso i "diversi" – per provenienza geografica, orientamento sessuale – che sembra aver assunto dimensioni preoccupanti nel nostro Paese, almeno a giudicare dai più recenti fatti di cronaca.

Il magistrato ha raccontato che negli scorsi giorni si trovava a piedi in piazzale Susa, in zona Argonne a Milano. A un semaforo ha notato un giovane ragazzo bengalese, ormai da anni nella zona, che stava cercando di vendere delle rose agli automobilisti in coda. Uno di questi, un italiano tra i 30 e i 35 anni di età in auto assieme ad altri due ragazzi, si è sporto dal finestrino strattonando il giovane venditore, che ha lasciato perdere e si è diretto verso le altre vetture. A quel punto la giudice si è avvicinata per dare l'elemosina al ragazzo, come fa spesso: i tre in auto però si sono accostati alla donna in modo minaccioso, inveendo contro di lei: "Cosa fa, questi danno solo fastidio, devono andare via e lei gli dà dei soldi, basta!", avrebbero detto i tre. Non contenti, i giovani in auto hanno seguito per alcune centinaia di metri in auto il magistrato, fino a quando la donna non ha svoltato in una via laterale: "Mi sono sentita violata nella mia libertà di dare il mio denaro a chi ritengo opportuno" ha spiegato il magistrato al quotidiano, sottolineando come l'episodio possa rientrare nel clima che si respira oggi in Italia: "Credo che ogni periodo storico abbia un crimine di riferimento. Ricordo il periodo dei sequestri di persona, quello dello spaccio, ora la massa di reati legati all'immigrazione, sia nel senso attivo che nel senso passivo, cioè al proliferare dei reati d'odio. Ormai ne vediamo ogni giorno".

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