Milano, Formigoni è salvo: la “Spazzacorrotti” non è retroattiva, potrà restare ai domiciliari
Roberto Formigoni non tornerà più in carcere, nonostante la condanna in via definitiva a cinque anni e dieci mesi per corruzione nella vicenda della clinica Maugeri e dell'ospedale San Raffaele. La certezza si ha dopo che la Consulta ha ritenuto illegittima l'applicazione retroattiva della legge "Spazzacorrotti", approvata nel dicembre del 2018 dal primo governo Conte. L'ex governatore della Lombardia era entrato in carcere circa un anno fa, il 22 febbraio 2019, a Bollate, proprio per via della "Spazzacorrotti", ma dopo appena cinque mesi di reclusione aveva ottenuto gli arresti domiciliari. La procura generale di Milano aveva fatto ricorso in Cassazione per farlo rientrare in prigione, ma questo non avverrà.
Formigoni potrà ottenere con maggior facilità l'affidamento ai servizi sociali
I legali di Roberto Formigoni, Luigi Stortoni e Mario Brusa, avevano però chiesto subito di sospendere l'ordine di carcerazione e la possibilità di espiare la pena con una detenzione domiciliare. Questo poiché la "Spazzacorrotti" era entrata in vigore in un tempo cronologico seguente ai reati contestati (e per cui è stato condannato) Formigoni. La legge veniva quindi considerata da subito dagli avvocati dell'ex governatore lombardo come non applicabile retroattivamente. La Consulta, alla fine,ha dato loro ragione, consentendo a Formigoni di poter concludere gli anni di condanna a casa, senza rischiare di finire nuovamente dietro le sbarre. Inoltre, considerando che il caso di Formigoni si basa ancora sulla vecchia normativa, l'ex senatore potrà avere un accesso più facile per chiedere l'affidamento in prova ai servizi sociali, non appena la pena da scontare scenderà sotto i quattro anni.