Milano, da martedì 5 maggio riaprono i cimiteri cittadini: consentite le visite ai defunti
Con la fase due dell'emergenza coronavirus a Milano anche i cimiteri tornano alla normalità. Lo ha stabilito l'amministrazione comunale con un'ordinanza sindacale pubblicata oggi, che recepisce le indicazioni del governo e dispone la riapertura dei cimiteri di Lambrate, Baggio, Bruzzano, Chiaravalle, Muggiano, Maggiore, Greco e Monumentale. Saranno effettuati controlli sul rispetto delle norme di distanziamento sociale e di utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.
Milano, riaprono i cimiteri: visite consentite a Lambrate, Baggio, Bruzzano, Chiaravalle, Muggiano, Maggiore, Greco e Monumentale
Da domani, martedì 5 maggio, riapriranno quindi gli otto cimiteri cittadini. Il provvedimento è stato anticipato, già lunedì mattina, dall'ingresso consentito a operatori e imprese incaricate dai cittadini per la costruzione, la manutenzione e il decoro di sepolture, tombe e monumenti, sempre nel rispetto delle norme di protezione e di tutela della salute. Da domani saranno consentite le visite ai defunti nei giorni e negli orari ordinari di apertura e nel rispetto delle norme di distanziamento sociale di protezione individuale. Per controllare e contingentare gli accessi ogni cimitero aprirà una sola porta di ingresso. A partire dal 2 giugno saranno consentiti gli accessi liberi come la partecipazione a iniziative culturali o artistiche o le visite guidate.
Gli spazi interi del cimitero di Lambrate disponibili dal 16 giugno
Palazzo Marino ha comunicato che negli otto cimiteri riaperti sarà consentito anche l'utilizzo di cappelle e sale del commiato. Non rientrano nel provvedimento gli spazi all'interno del Cimitero di Lambrate, che torneranno disponibili a partire dal 16 giugno. Il forno crematorio del cimitero di Lambrate è stato chiuso dal 3 al 20 aprile a causa del numero troppo elevato di salme in lista d'attesa. Il picco di decessi provocato dall'emergenza coronavirus tra la fine di marzo e la prima settimana di aprile rischiava infatti di provocare un'emergenza sanitaria a causa dei tempi troppo prolungati per le cremazioni.