Milano cresce a ritmi da record, ma la ricchezza è in mano a pochi: giovani e donne faticano
Sviluppo e crescita a ritmi doppi rispetto al resto d'Italia, ma anche disuguaglianze sempre più marcate e benessere concentrato nelle mani di pochi: il nove per cento della popolazione controlla un terzo della ricchezza complessiva. È la fotografia di Milano scattata dall’Osservatorio Milano 2019 di Assolombarda, che ci restituisce l'immagine di una metropoli con tante luci, ma anche ombre da non ignorare.
Crescita doppia rispetto al resto d'Italia
Il dato di partenza è che Milano che continua a crescere. Negli ultimi cinque anni lo ha fatto al doppio della velocità rispetto al resto del Paese (dal 2014 al 2018 il Pil meneghino è aumentato del 9,7%, quello nazionale del 4,6%). La crisi economica nel capoluogo lombardo è ormai un ricordo. Alle buone performance economiche si accompagnano altri fattori positivi. Milano oggi ha un alto livello di attrattività, competitività e una buona reputazione.
Talenti e capitali, turisti ed eventi sportivi: Milano vista dal mondo
Ma una valutazione dello stato di salute di Milano, spiega Assolombarda, va fatta nel confronto con i capoluoghi delle regioni europee più produttive, città come Barcellona, Lione, Monaco e Stoccarda. Milano, riconosciuta come città universitaria, è terza per attrazione di talenti dopo Monaco e Barcellona. L'attrazione di turisti nell’ultimo anno è cresciuta più di quella degli altri benchmark europei (+8,7%). Con 7,6 milioni di turisti l’anno Milano ha superato stabilmente il picco raggiunto con Expo.
Ma è per la capacità di attrarre imprese e capitali che il capoluogo lombardo riconquista la prima posizione. Da Milano passa il 34 per cento degli investimenti esteri diretti in Italia. Un altro elemento sono i grandi eventi sportivi: anche qui il capoluogo lombardo si colloca sopra la media. Milano vede espandersi la sua reputazione di “città globale”: McKinsey, nel 2018, la annovera tra le 50 città accentratrici di ricchezza e potere economico a livello globale, insieme a capitali del calibro di Londra e Parigi.
Scienza della vita, arte, cultura e design: le vocazioni della città
Come ha fatto Milano a crescere con ritmi così alti, in un contesto nazionale di stagnazione? Secondo Assolombarda il segreto è aver basato la propria crescita lungo alcune traiettorie, cioè seguendo e capitalizzando le proprie vocazioni. Tra le altre, emergono soprattutto la filiera delle scienze della vita e l’ecosistema che integra arte, cultura e industrie creative. "La quantità e qualità dei diversi attori economici" come industria farmaceutica, ospedali, centri di ricerca, fornitori di tecnologie, unite al valore aggiunto dato dai servizi alla persona e alle associazioni di volontariato, "sta contribuendo a confermare questo territorio tra i centri di eccellenza socio-sanitaria". Qui le prossime sfide sono lo Human Technopole e la Città della Salute e della Ricerca. Per quanto riguarda l’ecosistema culturale e creativo, "i dati registrati in questa edizione 2019 ribadiscono che Milano è una delle grandi mete internazionali del turismo culturale. Milano è infatti l’unica fra le città campione a mostrare numeri paragonabili tra i visitatori dei musei (8,2 milioni) e gli spettatori dei teatri (7,2 milioni su base regionale)".
Il lato oscuro dello sviluppo: ricchezza nelle mani di pochi
Solo buone notizie quindi? Non proprio. Dall'analisi dell'associazione delle imprese che operano a Milano e nelle province di Lodi, Monza e Brianza emerge anche un campanello d'allarme da non sottovalutare. A Milano aumenta la ricchezza, ma è cresciuta anche la polarizzazione dei redditi e la distribuzione diseguale tra le diverse fasce di reddito, con il 9 per cento della popolazione milanese che detiene oggi oltre un terzo della ricchezza complessiva. "Per porsi come esempio per la crescita dell’intero Paese, deve costruire uno sviluppo inclusivo e sostenibile che coniughi la dimensione ambientale ed economica con quella sociale", sottolinea il report di Assolombarda.
Donne e giovani in difficoltà
A Milano è evidente la difficile integrazione soprattutto dei giovani, il cui tasso di disoccupazione è ancora al 24,4%. Nel confronto internazionale, anche l’inclusione delle donne nel mercato del lavoro a Milano è un ambito su cui migliorare la performance, sia in relazione al tasso di attività femminile (69%) sia al divario di genere (11 punti percentuali nella partecipazione al mercato del lavoro tra uomini e donne, nonostante il recupero di oltre due punti negli ultimi due anni).