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Milano, coltiva piante di marijuana in casa, i giudici lo assolvono: “Non alimenta il narcotraffico”

È arrivata l’assoluzione per il 49enne dell’hinterland di Milano condannato in primo grado a otto mesi di reclusione in seguito a una perquisizione nella sua abitazione in cui era stata rinvenuta una coltivazione domestica di marijuana. Per i giudici dalla V sezione penale della corte d’Appello il fatto non costituisce reato.
A cura di Redazione Milano
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(immagini di repertorio)
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Una sentenza della scorsa settimana del tribunale di Milano ha ribaltato la condanna in primo grado a otto mesi di reclusione per un uomo di 49 anni residente nella provincia milanese, arrestato in seguito ad alcuni controlli nella sua abitazione dove le forze dell'ordine hanno rinvenuto una coltivazione domestica di marijuana. Ora però i giudici dalla V sezione penale della corte d'Appello hanno stabilito che il fatto non costituisce reato, assolvendo di fatto l'uomo. Attesa per le motivazioni della corte per capire il ragionamento che ha portato i magistrati a decretare l'assoluzione del 49enne.

La difesa convince la corte d'Appello

La difesa guidata dall'avvocato Nicola Brigida ha sempre sostenuto che l'imputato non è stato trovato in possesso di bilancini, denaro contante e involucri per dosi, tutte cose che indicherebbero una condotta circoscrivibile all'uso personale. La stessa tesi che gli avvocati hanno portato avanti durante il primo grado di processo: nonostante l'auto produzione di piante non si può affermare che alimentasse il narcotraffico, proprio per la mancanza di alcuni elementi che solitamente costituiscono un elemento indispensabile per l'attività di chi spaccia sostanza stupefacenti.

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