Milano, chiusi 9 alberghi su 10. Lavoratori protestano: “Senza stipendio facciamo la fame”
Anche i lavoratori degli alberghi e del settore turistico sono scesi in piazza per protestare e per far sentire la propria voce chiedendo una risposta alle proprie domande: "Cosa ne sarà di noi quando ammortizzatori e divieto di licenziamento cesseranno?". La situazione a Milano è tra le più drammatiche, secondo i dati forniti dalle associazioni di categoria il 90 per cento delle strutture alberghiere della città sono chiuse e probabilmente molte di queste non riapriranno a settembre. Per questo il futuro dei dipendenti, circa 30mila che lavorano in questo settore, è piuttosto incerto: camerieri, cuochi, facchini e addetti alle pulizie costretti a casa da marzo hanno così raggiunto la prefettura di Milano per protestare e chiedere certezze.
Chiediamo tutele e certezze
Secondo il Codacons la situazione tra qualche mese potrebbe essere drammatica per migliaia di lavoratori: "Gli ammortizzatori sociali proposti dal Governo si esauriranno e le strutture se non riusciranno più a mantenere i propri dipendenti dovranno per forza di cose procedere con dei licenziamenti, provocando un effetto a catena ulteriore – spiega il presidente dell'Associazione Marco Donzelli – camerieri e facchini sono le categorie più deboli in questa situazione, risultando da almeno 3 mesi senza reddito". Secondo Donzelli è necessario che il governo introduca interventi di supporto immediati altrimenti il rischio è che migliaia di persone in tutta Italia perderanno il loro posto di lavoro e saranno lasciate in condizioni di povertà, spesso con famiglie da mantenere: "A nome di tutta la categoria chiederemo al Governo di intervenire con specifiche misure a supporto delle categorie", conclude il presidente del Codacons.