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Milano, catturato il ‘piromane di Maciachini’: a luglio ha dato fuoco a 18 auto parcheggiate

È stato bloccato e portato in Questura a Milano un giovane filippino che, secondo gli investigatori, avrebbe dato fuoco nel mese di luglio a diciotto auto parcheggiate. Il misterioso autore dei raid era stato soprannominato “il piromane di Maciachini”. Nell’episodio più grave, il 29 luglio, erano bruciate tre auto in via Legnone e in via Braccio.
A cura di Simone Gorla
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È stato identificato e bloccato a Milano il giovane che avrebbe dato fuoco, nella seconda metà del mese di luglio, a diciotto auto parcheggiate in diverse vie della città. La maggior parte degli incendi era avvenuta nella zona di piazzale Maciachini e per questo il misterioso autore dei raid era stato chiamato "il piromane di Maciachini". Dopo un mese di indagini gli agenti della polizia di Stato di Milano hanno individuato un giovane filippino, che è stato portato in questura per i provvedimenti del caso.

Si tratta di un cuoco di 20 anni, privo di precedenti. A incastrarlo sono state le immagini degli incendi appena appiccati che conservava sul telefono. All'origine della sua improvvisa piromania, ci sarebbe forse la depressione per la fine di una relazione con una ragazza, che all'inizio di luglio lo aveva denunciato.

Auto parcheggiate date alle fiamme: preso a Milano il ‘piromane di Maciachini'

Una quindicina di raid notturni contro veicolo parcheggiati, tutti concentrati in un paio di settimane nel mese di luglio nelle strade attorno a piazzale Maciachini. Alla fine, il 29 luglio, il piromane ha dato alle fiamme tre auto in una sola notte in via Legnone e in via Bracco. Il rogo di via Legnone in particolare è stato immortalato in un video girato da un residente. I pompieri sono riusciti a domare le fiamme e le vetture, pur riportando gravi danni, non sono state completamente distrutte. Tra gli abitanti della zona, a quel punto, il dubbio che gli incendi fossero opera di un piromane si è mutato in certezza. A sostegno dell'ipotesi c'era un dettaglio: prendevano fuoco auto a poca distanza l'una dall'altra, ma non adiacenti. Le fiamme, in altre parole, non si propagavano da un veicolo all'altro, ma in ordine sparso. Non poteva quindi trattarsi di semplici coincidenze. Inoltre diversi testimoni avevano segnalato una persona sospetta che si aggirava tra le vetture poco prima che prendessero fuoco.

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