Milano, bimbo di due anni ucciso dal padre a calci e pugni: Alija Hrusic accusato anche di tortura
Lo avrebbe colpito con calci e pugni, gli avrebbe provocato "almeno tre bruciature con l'estremità di sigarette accese" e infine gli avrebbe ustionato "con una fiamma viva" i piedini, per questo Alija Hrusic, il 25enne accusato di aver ucciso il figlio Mehmed di soli 2 anni, dovrà rispondere anche dell'accusa di tortura. Si sono chiuse così le indagini sulla morte del piccolo avvenuta lo scorso 22 maggio a Milano, nel quartiere San Siro. La moglie dell'uomo è stata scagionata da tutte le accuse, e insieme agli altri due figli, è stata dichiarata parte offesa nelle indagini in quanto maltrattata dal marito.
Le torture al piccolo Mehmed
"Fin dall'inizio della loro relazione ingiuriava e percuoteva, il più delle volte alla presenza dei figli minori, la convivente, colpendola con schiaffi, pugni e calci, a volte utilizzando una cintura, in altre occasioni servendosi del bastone di una scopa o di grossi fili elettrici", si legge nell'avviso di conclusione delle indagini notificato oggi dal pm Giovanna Cavalleri. Inoltre Hrusic "dal mese di aprile 2019 la minacciava di uccidere lei e la sua intera famiglia laddove si fosse allontanata da casa o lo avesse denunciato, le impediva di uscire di casa e, in più occasioni, le sottraeva il cellulare (o la relativa batteria) e non le consentiva, comunque, di chiedere aiuto all'esterno". Poi la lunga descrizione dell'insofferenza del 25enne nei confronti del figlio piccolo: "Lo ingiuriava ripetutamente con l'epiteto di scemo, lo percuoteva senza alcun motivo e lo colpiva con calci e pugni, lo morsicava e gli provocava bruciature di sigarette su diverse parti del corpo e ancora, pochi giorni prima del decesso del bambino, egli stesso gli provocava, con una fiamma viva di dimensioni ridotte (verosimilmente un accendino) vastissime ustioni sulle piante dei due piedi".
Chiuse le indagini sulla morte di Mehmed
Alija Hrusic, nato a Firenze, ma di origini croate, è stato fermato alcune ore dopo la morte del piccolo Mehmed. È stato lui a chiamare i soccorsi all'alba del 22 maggio raccontando ai medici che il figlio stava male prima di darsi alla fuga portando con sé le altre sue due figlie. Quando i medici sono intervenuti nell'appartamento di via Ricciarelli a Milano, hanno trovato il corpo del bimbo, ormai privo di vita, pieno di livid. I piedi erano fasciati, forse per via di alcune bruciature inferte con un accendino sotto la pianta dei piedi mentre aveva una costola rotta per via di un calcio sferrato dal padre. Il 25enne è stato arrestato poco dopo in un appartamento in zona Giambellino dove si era rifugiato: alle forze dell'ordine ha confessato subito l'omicidio del figlio, raccontando di non riuscire a dormire, di aver fatto uso di droghe e poi di aver picchiato il piccolo.
Una versione contro la quale sono emersi nei lunghi mesi di indagine diversi elementi, a partire dall'autopsia effettuata sul corpo di Mehmed che ha evidenziato come il piccolo fosse in realtà oggetto delle botte del padre da tempo. Il 25enne si trova ora in carcere in attesa di processo: il pm ha contestato l'omicidio aggravato dall'avere adoperato "sevizie" e dall'avere agito "con crudelta' verso il bambino, per motivi futili consistiti nel fatto che il piccolo, lasciato senza pannolino, si fosse sporcato".