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Milano, allarme droga nelle scuole: controlli a tappeto della polizia

Lo spaccio di droga è un fenomeno ormai sempre più diffuso nelle scuole milanesi: lo scorso novembre un 15enne finì in coma per un mix tra marijuana e hashish. Per questo, i presidi degli istituti scolastici del capoluogo lombardo hanno richiesto alle autorità maggiori controlli.
A cura di Federica Gullace
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La droga nelle scuole milanesi è diventata ormai una triste certezza. A partire dagli istituti Allende, Torricelli e Varalli di via Ulisse Dini, passando dal professionale Galdus di via Pompeo Leoni, fino allo Steiner di via San Dionigi. Tre indirizzi controllati a tappeto dalla polizia, che più volte ha provveduto a fare sopralluoghi improvvisi per verificare eventuali spacci. Tra questi, vi è anche la scuola dove lo scorso novembre un ragazzino di 15 anni rischiò di perdere la vita per un mix di marijuana e hashish: finì in coma e vi restò da fine novembre a dicembre inoltrato.

Dodici ragazzini segnalati per spaccio

A seguito di quell’episodio, Milano e le sue scuole hanno lanciato un allarme. I controlli sono diventati sempre più costanti, così come sempre più frequenti sono stati i ragazzini beccati a spacciare. Sul finire dell’anno il commissariato di Scalo Romana, su invito della questura, a sua volta raggiunta da numerose richieste di presidi che segnalavano l’aumento dello spaccio, ha difatti incrementato i servizi negli istituti superiori. Da dicembre, sono stati dieci i minorenni segnalati, e due perfino denunciati. Come ha raccontato il Corriere, ora oltre alla crescita dei traffici, c’è però da affrontare la questione relativa agli spacciatori interni agli istituti e non più esterni, come accadeva una volta. I venditori di droga d'oggi, infatti, non lo fanno di certo di mestiere: sono solo ragazzini che negli intervalli tra le lezioni o nella pausa per andare al bagno, si incontrano tra loro per scambiarsi la droga, perlopiù marijuana e hashish. Anche se non mancano la cocaina e l’eroina, e, anche se in netta diminuzione, anche la cosiddetta "droga a chilometro zero", ovvero quella acquistata su internet. Come l’Mpdv: una polvere pericolosissima, da prenotare online, pagare e in consegna direttamente a casa, in un pacchetto anonimo.

Insomma, quello che molti genitori credono essere un mondo del tutto sconosciuto ai propri figli, in realtà è molto più diffuso di quanto ci si possa immaginare. Proprio come ha spiegato il professor Riccardo Gatti, a capo del Dipartimento dipendenze dell’Asl di Milano: "Oggi, nonostante tutti gli allarmi, tutte le campagne e tutte le inchieste giornalistiche, molti genitori pensano ancora alla manifestazione fisica del tossico. Un figlio con problemi di droga lo riconoscerebbero. Sono convinti di riuscire ad accorgersi in qualsiasi momento di uno sbandamento, figurarsi di una vera e prolungata dipendenza. Però il consumo può non essere di un’unica sostanza e continuato nel tempo: può essere estemporaneo, non dare segnali chiari, immediati".

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