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Milano, agenti costringono una donna a togliersi il burqa per identificarla

Era uscita per fare la spesa insieme a suo marito a Sant’Angelo Lodigiano (Milano), quando gli agenti della polizia locale le hanno chiesto di identificarsi e togliersi il tradizionale copricapo islamico.
A cura di An. Mar.
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Una donna egiziana è stata fermata e identificata stamane a Sant'Angelo Lodigiano (Milano) da una pattuglia della polizia locale mentre si dirigeva a fare la spesa in compagnia del marito. Alla donna, che indossava il tradizionale burqa della cultura islamica, è stato chiesto dagli agenti di scoprire il volto per poter procedere all'identificazione.

Si può vietare alle donne di indossare il burqa in pubblico?

La richiesta degli agenti, dettata presumibilmente da motivi di sicurezza e di ordine pubblico, sebbene possa essere considerata irrispettosa dei costumi e della cultura stranieri è tuttavia legittima. Ha fatto molto discutere ultimamente il divieto del copricapo imposto in alcuni paesi e valutato da altri. La Francia ha infatti approvato una legge che prescrive l'obbligo di non indossare il copricapo in luoghi pubblici occultando integralmente il viso. Secondo quanto stabilito dalla Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo vietare di indossare il velo in pubblico non costituisce una violazione del diritto alla libertà di culto ne una violazione dei diritti della persona. Secondo una sentenza definitiva della Corte, la legge francese emanata nel 2011 "persegue lo scopo legittimo di proteggere i diritti e le libertà altrui e di assicurare il rispetto dei minimi requisiti del vivere insieme". Nella stessa sentenza la Corte ammette che è quindi accettabile che " la barriera sollevata contro gli altri da un velo che copre il viso sia percepita dallo Stato come una violazione del diritto degli altri a vivere in uno spazio sociale che rende la vita in comune più facile”. Nonostante il divieto di mostrarsi negli spazi pubblici a volto coperto non rappresenti una violazione dei diritti dell'uomo secondo i giudici della Corte di Strasburgo emanare leggi come quella francese può "contribuire al rafforzamento di stereotipi e intolleranza verso certi gruppi, mentre lo Stato ha il dovere di promuovere la tolleranza".

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