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Milano, 28 pietre d’inciampo per i deportati nel lager. Segre: “La paura fa fare cose vergognose”

Sono 28 le nuove pietre d’inciampo che verranno posizionate a Milano di fronte alle case di uomini, donne e bambini deportati e uccisi nei campi di concentramento nazisti. Dal 2017 sale a novanta il numero di pietre nel capoluogo lombardo, che vanno ad aggiungersi al museo a cielo aperto diffuso in tutta Europa. Alla presentazione dell’iniziativa a Palazzo Marino era presente la senatrice a vita Liliana Segre, che ha invitato i ragazzi a non avere paura e fare scelte, perché “la paura non è mai buona consigliera, fa si che l’uomo non faccia la scelta, fa fare cose vergognose”.
A cura di Simone Gorla
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Ventotto nuove pietre d'inciampo nei luoghi della memoria di Milano per ricordare altrettanti uomini, donne e bambini deportati nei campi di concentramento nazisti. Ventotto pietre che in vista del Giorno della Memoria del 27 gennaio si vanno ad aggiungere al museo diffuso in tutta Europa nei luoghi della vita quotidiana, davanti alle case delle persone che un giorno sono uscite e non sono mai più tornate.

A Milano 28 nuove pietre d'inciampo per ricordare i deportati nei lager

I sampietrini, piccoli blocchi quadrati ricoperti d'ottone che ricordano il nome, l’anno di nascita, il giorno e il luogo della morte, saranno posati mercoledì 15 e venerdì 17 gennaio in 21 vie cittadine, in corrispondenza delle abitazioni dei deportati nei lager che non hanno fatto ritorno alle loro case. Sarà presente, tra gli altri, dell’ideatore delle Pietre, l'artista berlinese Gunter Demnig. Salirà così a 90 il numero delle Pietre d’Inciampo posate dal 2017 ad oggi a Milano. Alla presentazione dell'iniziativa a Palazzo Marino era presente la senatrice a vita Liliana Segre, con il presidente del consiglio comunale Lamberto Bertolé e il Presidente del comitato pietre d’inciampo Marco Steiner.

Segre ai ragazzi: Scegliete, non abbiate paura

"La paura fa in modo che l'uomo non faccia una scelta", ha detto Liliana Segre ricordando la pietra che verrà posata in piazza Filangieri, in onore di Andrea Schivo, guardia del carcere del San Vittore che aiutava gli ebrei arrestati e per questo è stato a sua volta deportato e ucciso. "Io le ho viste le guardie di San Vittore. Non erano come lui. Loro erano impaurite e la paura non è mai buona consigliera, fa si che l’uomo non faccia la scelta, fa fare cose vergognose", ha detto la senatrice a vita spiegando di voler partecipare in particolare proprio alla posa della ‘pietra' per Andrea Schivo. "Un sorvegliante di quel tempo che avesse scelto di aiutare rischiava moltissimo: in un mondo violento, dove poteva fare il violento, ha scelto". Segre ha quindi invitato i ragazzi presenti "a scegliere" e "a non avere paura".

I nomi e le storie dei 28 deportati ricordati con le pietre d'inciampo

In totale saranno 90 le pietre d'inciampo collocate a Milano. Costantino Codini, Corinna Corinaldi Segre, Eugenia Cuzzeri Caminada, Giovanni Dolfi, Pio, Enrica e Giorgio Foa, Antonia Frigerio Conte, Romeo Garotta, Antonio Gentili, Oreste Giudici, Giorgio e Jole Goldschmiedt, Frieda Lehmann, Roberto Lepetit, Davide Pedretti, Mario Provasi, Giorgio Puecher Passavalli, Anna Rabinoff Schweinoster, Umberto Recalcati, Andrea Schivo, guardia carceraria a San Vittore ucciso per aver aiutato i detenuti ebrei, Gian Natale Suglia Passeri, Bohor, Sara, Hasdai, Dora e Leone Varon, Luigi Villa.

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Costantino Codini – nato a Nibbiola (NO) il 27/1/1912 – arrestato il 28/2/1944 – assassinato ad Ebensee il 14/6/1944. Pietra d’Inciampo in Via Ceresio, 3.

Costantino Codini nasce a Nibbiola (NO) il 27 gennaio 1912 da Luigi e Margherita Bertini, ultimo di quattro figli. Di professione muratore, nel 1937 sposa Luigia Morlandi e la coppia si trasferisce a Milano, dove Costantino trova lavoro come manovratore all’ATM; nel 1939 nasce il figlio Natale. Dopo l’8 settembre è attivo all’interno dell’ATM per sostenere la Resistenza al regime. È arrestato, mentre è in servizio, dagli agenti della Muti il 28 febbraio 1944, accusato di diffondere volantini incitanti allo sciopero che sarebbe iniziato due giorni dopo. Incarcerato per qualche giorno a San Vittore, il 4 marzo è caricato sul “Trasporto 33” diretto a Mauthausen, dove giunge il 13 marzo 1944 con altri 99 deportati. Gli viene attribuito il numero di matricola 57563, classificato nella categoria “Schutz”. Trasferito ad Ebensee, dove è impiegato nello scavo delle gallerie, vi muore il 14 giugno 1944.

Corinna Corinaldi Segre – nata a Padova il 6/5/1885 – arrestata il 13/12/1943 – assassinata ad Auschwitz il 26/2/1944. Pietra d’Inciampo in Viale Bianca Maria, 21.

Corinna Anna Corinaldi nasce a Padova il 6 maggio 1885, dodicesima ed ultima figlia di Augusto Isacco e di Emma Treves de Bonfili. Riceve l’educazione tipica delle figlie delle famiglie nobili di quegli anni, improntata all’arte e alla musica. Nel 1906 sposa Ulderico Segre, ingegnere; si stabiliscono a Milano e nascono sei figli: Claudia, Uberto, Valfredo, Sergio, Giuliano e Diego. Purtroppo, il matrimonio non dura ed il marito nel 1928 si trasferisce a Parigi, lasciando la moglie a Milano con i figli. Corinna si dedica all’educazione dei figli. Claudia si sposa. Umberto e Giuliano si laureano in ingegneria, mentre Valfredo si arruola nell’aeronautica. Con l’emanazione delle leggi razziali, Valfredo restituisce la medaglia di bronzo al valor militare ottenuta nel 1937 ed espatria negli Stati Uniti; Diego, il più giovane, viene espulso dal liceo Berchet alla fine del secondo anno: sarà uno degli ultimi ragazzi ebrei ammesso e promosso all’esame di maturità come privatista. Nell’autunno del 1943 Sergio, Giuliano e Diego riescono a passare in Svizzera, seguiti poco dopo anche da Claudia. Soltanto a dicembre Corinna con il figlio Uberto tenta il passaggio in Svizzera, ma il 13 dicembre 1943 madre e figlio vengono fermati alla frontiera e consegnati alle SS tedesche. Uberto riesce ad essere liberato. Corinna è incarcerata a Como e nel gennaio 1944 deportata a Fossoli. Il 22 febbraio 1944 con il “Trasporto 27” è deportata ad Auschwitz: viene assassinata all’arrivo.

Eugenia Cuzzeri Caminada – nata a Verona il 9/9/1880 – arrestata il 26/4/1944 – assassinata il 31/3/1945 in luogo ignoto. Pietra d’Inciampo in Via della Sila, 27.

Eugenia Cuzzeri nasce a Verona il 9 settembre 1880 da Cesare Gerolamo e Chiarina Marini. Coniugata con Antonio Caminada; ebbero 7 figli: Amelia, Elisa, Micaela, Yona, Giuseppe, Arturo e Renata. A seguito dei bombardamenti sulla città, con i due figli minori si rifugia ad Intra. Il 26 aprile 1944 è arrestata a Milano perché ebrea e deportata a Fossoli. Da qui è deportata ad Auschwitz in data 16 maggio 1944 con il “Trasporto 46” giunto a destinazione il 23 maggio 1944. Muore in luogo ignoto in data 31 marzo 1945.

Giovanni Dolfi – nato a Milano il 8/3/1914 – arrestato il 10/3/1944 – assassinato a Mauthausen il 24/3/1945. Pietra d’Inciampo in Via Principe Eugenio, 15.

Giovanni Dolfi nasce a Milano il 8 marzo 1914, sesto ed ultimo figlio di Francesco ed Ermelinda Paganelli. Frequenta la Scuola Santa Marta (Società d’Incoraggiamento d’Arti e Mestieri) ottenendo il diploma di disegnatore tecnico. Lavora alla Innocenti di Lambrate nel reparto minuteria. Fervente antifascista, è iscritto alle Brigate Garibaldi che operano all’interno dello stabilimento. Partecipa allo sciopero generale indetto dal C.L.N.A.I. che inizia il 1° marzo 1944 e prosegue per otto giorni. Il 10 marzo 1944 le SS entrano nello stabilimento di Lambrate ed arrestano nominativamente 15 operai tra cui Giovanni Dolfi: il suo nome viene letto sbagliato, ma Giovanni lo corregge per non coinvolgere un altro operaio. Condotto a San Vittore, dopo pochi giorni è trasferito a Bergamo e da qui il 16 marzo con il “Trasporto 34” è deportato a Mauthausen, matricola 58839. È trasferito a Gusen e successivamente ad Auschwitz. Rientra a Mauthausen il 2 febbraio 1945 con la nuova matricola 125290. Muore il 24 marzo 1945.

Pio Foà – nato a Milano il 6/6/1894 – Arrestato il 31/10/1943 – Assassinato ad Auschwitz il 15/12/1943. Enrica Foà – nata a Milano il 8/5/1927 – Arrestata il 31/10/1943 – Assassinata ad Auschwitz il 11/12/1943. Giorgio Foà – nato a Milano il 15/2/1932 – Arrestato il 31/10/1943 – Assassinato ad Auschwitz il 11/12/1943. Pietra d’Inciampo in Via Carlo Botta, 15.

Pio Foà nasce a Milano il 6 giugno 1894, quinto di sei figli di Enrico e Giulia Rossi. Nel 1914 ottiene il diploma di maturità al Liceo Berchet e l’anno successivo è volontario nel Regio Esercito Italiano. Fatto prigioniero dagli austriaci, è internato nel campo di Mauthausen. Dopo la Grande Guerra si laurea in Lettere e Filosofia e dal 1923 è docente presso il Liceo Berchet. Nello stesso anno si sposa con Michelina Biancotti: dal matrimonio nascono tre figli, Anna, Enrica e Giorgio. Non accettando di iscriversi al PNF, nel 1936 è traferito a Varese e successivamente, a seguito delle leggi razziali del 1938, è espulso dalle scuole del Regno. Allo stesso modo Anna ed Enrica debbono lasciare il Liceo Berchet che avevano iniziato a frequentare con ottimi risultati scolastici. Il professor Foà prosegue l’insegnamento presso la scuola ebraica di Via Eupili. A febbraio 1942 rimane vedovo. Dopo l’8 settembre a seguito dell’inizio della caccia agli ebrei da parte degli occupanti nazi-fascisti, cerca di organizzare l’espatrio verso la Svizzera con i tre figli. Solo la figlia maggiore Anna riesce a raggiungere la libertà, mentre Pio Foà, con i figli Enrica e Giorgio, vengono fermati a Monte Olimpino (CO), in prossimità del confine, il 31 ottobre 1943. Detenuti per oltre un mese a Milano, il 6 dicembre 1943 sono deportati dal Binario 21 con il “Trasporto 12” ad Auschwitz, dove saranno assassinati subito dopo l’arrivo.

Antonia Frigerio Conte – nata a Cassina de’ Pecchi (MI) il 14/12/1904 – arrestata il 31/7/1944 – assassinata a Ravensbrück il 26/3/1945. Pietra d’Inciampo in Via S. Eufemia, 19.

Antonietta Eugenia Frigerio nasce a Cassina de’ Pecchi il 14 dicembre 1904. Figlia di Gerolamo ed Eugenia Gerosa, domiciliati alla Cascina Malpaga. In data 29 luglio 1936 nella parrocchia di S. Pietro in Sala in Milano, sposa Leone Conte, che, dopo la guerra, rimasto vedovo, si trasferisce in V. Val Cismon 4 e nel ventennale della Liberazione dedica alla moglie una lapide sulla facciata del palazzo. è segretaria dell’avvocato liberale Luciano Elmo, che la ricordò sul quotidiano «La Libertà» di Milano il 13 Aprile1946. È arrestata il 31 luglio 1944 verso le ore 13.00 da militi fascisti nello studio dell’avvocato, sito in viale Regina Margherita 38, che era diventato il centro operativo militare del partito liberale. Antonia Frigerio si era trattenuta a colazione con l’avvocato medesimo, il giovane studente Paolo Carpi e Gian Natale Suglia Passeri. Sulla sua macchina da scrivere era «il rendiconto di fine mese di tutte le sovvenzioni finanziarie» per le brigate partigiane. L’arresto dei presenti fu il primo episodio di una catena di arresti che si protrasse per l’intera giornata e per il giorno successivo, coinvolgendo anche il generale Guglielmo Barbò, Raffaele Gilardino, Antonio De Finetti, Carlo Vezzani, Luigi Perazzoli e molti altri. Incarcerata a San Vittore, fu trasferita a Bolzano nella notte tra il 7 e l’8 settembre 1944, da dove partì per Ravensbrück il successivo 5 ottobre con il “Trasporto 91”.

Romeo Garotta – nato a Milano il 15/4/1909 – arrestato nel marzo 1944 – assassinato a Mauthausen il 27/6/1944. Pietra d’Inciampo in Viale Gian Galeazzo, 8.

Romeo Garotta nasce a Milano il 15 aprile 1909 da Rocco ed Antonia Menoni. Sportivo praticante, deve abbandonare il gioco attivo per un incidente e prosegue come arbitro di calcio. Il 6 maggio 1935 sposa Ada Menoni e la coppia ha due figli: Giuliano ed Anna Maria. Inizialmente rappresentante di una ditta farmaceutica, prosegue poi l’attività in proprio. Fervente antifascista, non risparmia critiche a Mussolini e dopo il 25 luglio 1943 ha una discussione violenta con un fascista che successivamente lo denuncia: ne segue una perquisizione nell’abitazione, che sembra senza conseguenze. Ai primi di marzo del 1944 viene arrestato “per un interrogatorio” a San Vittore. In realtà il 4 marzo 1944 è deportato dal Binario 21 con il “Trasporto 33” a Mauthausen dove arriva il 13 marzo 1944, matricola 57584. Il 6 giugno 1944 è trasferito al Sanitätslager, anticamera della morte.

Antonio Gentili – nato a Portoferraio (LI) il 21/1/1922 – arrestato il 17.2.1944 – assassinato a Gusen il 17/1/1945. Pietra d’Inciampo in Via Paravia, 84.

Antonio Gentili nasce a Portoferraio (LI) il 21 gennaio 1922, figlio di Vincenzo e Zelinda Mazzi. Di famiglia modesta, a quindici anni viene a Milano in cerca di lavoro. Entra alla OM, poi alla Innocenti, alla Breda ed infine alla Salmoiraghi: i contrasti con i suoi superiori sono sempre di natura politica. Ben presto la sua attività antifascista è scoperta: viene arrestato il 24 ottobre 1942 e deferito al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato. È liberato solo il 3 settembre 1943. Partecipa alla battaglia del Pizzo d’Erna del 18 ottobre 1943. Rientrato a Milano, è comandante del Distaccamento Rosselli, 3° Brigata G.A.P., con il nome di battaglia “Spartaco”. Si procura documenti falsi intestati a Gianni Santovito ed in tutto il suo percorso di deportazione non rivelò mai il suo vero nome. Il 17 febbraio 1944 è arrestato su delazione di Enrico Tenaglia (che sarà comunque deportato a Fossoli, ma qui rilasciato). Il 27 aprile Gianni Santovito è deportato dal Binario 21 a Fossoli e quindi a Bolzano. Da qui il 5 agosto 1944 con il “Trasporto 73” a Mauthausen, matr. 82515. Trasferito a Gusen, poco prima di morire rivela ad Emilio Po, suo compagno di prigionia, la propria vera identità incaricandolo di portare sue notizie alla famiglia.

Oreste Giudici – nato a Milano il 23/2/1918 – arrestato nel marzo 1944 – assassinato a Mauthausen il 8/4/1945. Pietra d’Inciampo in Via Salvator Rosa, 13.

Oreste Giudici nasce a Milano il 23 febbraio 1918, figlio di Costante e Ines Goria. Ottiene il diploma di avviamento industriale come disegnatore tecnico. Con la firma di Ares Giudici si dedica alla pittura sia con la tecnica ad olio che ad acquarello che a pastello: alcune sue opere sono conservate in collezioni private. Richiamato alle armi nel settembre 1940, è posto in congedo illimitato in data 30 aprile 1943. Non è nota la sua attività antifascista, ma è arrestato nel marzo 1944, probabilmente nella repressione seguita allo sciopero generale del 1° marzo. Incarcerato per qualche giorno a San Vittore, il 4 marzo è deportato con il “Trasporto 33” che giunge a Mauthausen il 13 marzo 1944. Gli viene assegnato il numero di matricola 57588. Trasferito il 8 aprile 1944 a Gusen, a settembre è inviato al Revier di Gusen; infine il 6 marzo 1945 al Revier di Mauthausen.

Giorgio Goldschmiedt – nato a Trieste il 10/3/1890 – Arrestato il 10/12/1943 – Assassinato in luogo ignoto in data ignota. Jole Camerini Goldschmiedt – nata a Trieste il 10/1/1894 – Arrestata il 10/12/1943 – Assassinata in luogo ignoto in data ignota. Pietra d’Inciampo in Via Faruffini, 13.

Giorgio Goldschmiedt nasce a Trieste il 10 marzo 1890 da Beniamino e Vittoria Schach. Jole Camerini nasce a Trieste il 10 gennaio 1894 da Isacco ed Elena Ancona. Entrambi triestini di cittadinanza italiana, nel 1914 prima dello scoppio della Grande Guerra si traferiscono a Milano. Dal matrimonio nel 1919 nasce un figlio, Sergio. Giorgio Goldschmiedt probabilmente a Milano è commerciante. Dopo l’emanazione delle leggi razziali del ’38, il figlio Sergio viene mandato a proseguire gli studi in Inghilterra e da qui nel 1940 emigra in Brasile presso gli zii materni. Nonostante le sollecitazioni dei parenti, i coniugi Goldschmiedt preferiscono rimanere in Italia. Dopo l’8 settembre si nascondono vicino a Varese, in casa dell’avvocato Albrighi, e tentano di passare in Svizzera affidandosi a contrabbandieri da cui vengono traditi. Sono arrestati a Luino il 10 dicembre 1943 e carcerati a San Vittore. Da qui con il “Trasporto 24” dal binario 21 della Stazione Centrale di Milano il 30 gennaio 1944 vengono deportati: destinazione Auschwitz.

Frieda Lehmann – nata a Genova il 2/10/1914 – arrestata a Como il 1/12/1943 – assassinata ad Auschwitz in data ignota. Pietra d’Inciampo in Via Malpighi, 4.

Frieda Emilia Alisa Lehmann nasce a Genova il 2 ottobre 1914 da Sigfried e Luisa Forti. Ad otto anni, con la sorella Isolde, resta orfana di madre. Il padre si trasferisce a Milano e lavora come ingegnere alla Breda. Nell’autunno 1943 Frieda cerca rifugio a Cernobbio nella villa di conoscenti, la famiglia Targetti, che dava assistenza a quanti progettavano la fuga in Svizzera. Frieda intende raggiungere la Spagna con il fidanzato, Salvatore Nacmias, ebreo, di nazionalità spagnola. Il 1° dicembre 1943 sono arrestati entrambi e carcerati a Como. Il 4 gennaio 1944, Salvatore è rilasciato e non mantiene la promessa di matrimonio che avrebbe garantito la salvezza a Frieda. È deportata a Fossoli prima del 20 gennaio 1944. Con il “Trasporto 27”, il 22 febbraio 1944 è deportata ad Auschwitz dove arriva il 26 febbraio. Probabilmente assassinata all’arrivo.

Roberto Lepetit – nato a Lezza d’Erba (CO) il 29/8/1906 – arrestato il 29/9/1944 – assassinato ad Ebensee il 4/5/1945. Pietra d’Inciampo in Via Benedetto Marcello, 8.

Roberto Enea Lepetit nasce a Lezza d’Erba (CO) il 29 agosto 1906, figlio di Emilio e Bianca Moretti. All’età di tredici anni perde il padre per un attacco di appendicite. Non ancora ventenne deve abbandonare gli studi per affiancare lo zio nella conduzione dell’impresa di famiglia, prima Lepetit-Dufour e successivamente Ledoga S.A., per la produzione di prodotti chimici e farmaceutici. Poco dopo, nel 1928, anche lo zio viene a mancare e Roberto Lepetit a 22 anni si trova a dover dirigere un importante realtà industriale lombarda. Nel 1929 sposa Hilda Semenza e la coppia avrà due figli, Emilio e Guido. Il gruppo industriale cresce sia in Italia che all’estero collocandosi tra le più importanti aziende italiane del settore. Nel 1930 è iscritto al PNF, ma solo per necessità professionali: in realtà non nasconde ad alcuno la sua avversità al regime e vede con soddisfazione la caduta di Mussolini il 25 luglio 1943. Subito dopo l’8 settembre si avvicina alla Resistenza alla quale non fa mancare il proprio contributo sia operativo che economico. Sia la Polizia della Repubblica di Salò che la Polizia tedesca cominciano a controllarlo, anche a seguito di informative anonime, ed il 29 settembre 1944 è arrestato in ufficio a Milano e condotto a San Vittore. Tutti i tentativi di liberarlo non hanno successo. Il 17 ottobre 1944 è deportato a Bolzano ed il 20 novembre con il “Trasporto 104” a Mauthausen, matr. 110300. È in quarantena sino al 4 dicembre e poco dopo trasferito a Melk. Da qui il 11 aprile 1945 è trasferito ad Ebensee. Muore il giorno prima della liberazione del campo, anche se alcune testimonianze sostengono che sia sopravvissuto ancora per qualche giorno.

Davide Pedretti – nato a Milano il 2/8/1903 – arrestato il 23/12/1944 – assassinato a Gusen il 4/5/1945. Pietra d’Inciampo in Via Barnaba Oriani, 54.

Davide Pedretti nasce a Milano il 2 agosto 1903, figlio di Luigi e Luigia Ripamonti. Nel giugno del 1927 sposa Disolina Luvoni ed hanno due figli: Roberto e Wanda. Di professione falegname presso la carrozzeria Parravicini in V. Polidoro da Caravaggio a Milano. Partecipa alla Resistenza ed è comandante del distaccamento della 111a Brigata Garibaldi. Aiuta quanti vogliono entrare nella Resistenza armata. Conserva in casa volantini e armi. Il 23 dicembre 1944 militi fascisti fanno irruzione in casa ed arrestano Davide Pedretti, la moglie ed il figlio maggiore, Roberto. Questi vengono rilasciati dopo una ventina di giorni mentre Davide è deportato a Bolzano. Da qui il 1° febbraio 1945 con il “Trasporto 119” è deportato a Mauthausen dove arriva il 4 febbraio 1945, matr. 126338. Il 15 marzo 1945 è trasferito a Gusen. Muore il giorno prima della liberazione del campo.

Mario Provasi – nato a Mantova il 24/9 /1899 – arrestato il 1/3/1944 – assassinato a Mauthausen il 18/9/1944. Pietra d’Inciampo in Via Palmieri, 22.

Mario Infante Provasi nasce a Mantova il 24 settembre 1899, figlio di Sante e Teresa Affini. Ragazzo del ’99, è arruolato nel 98° fanteria. Ferito alla testa da una scheggia di granata è posto in congedo illimitato. Si trasferisce a Milano e trova lavoro come tappezziere e sellaio. Il 20 luglio 1925 sposa Maria Dacomo e l’anno successivo nasce la prima figlia Silvia. All’inizio degli anni ’30 gli viene assegnato un alloggio in Via Palmieri 22 al quartiere Stadera. Nascono tre bambini, Renata, Arnaldo ed Elvezia, tutti deceduti nei primi mesi di vita. Il 21 novembre 1943 nasce l’ultima figlia, chiamata anche lei Elvezia. Al quartiere Stadera è attiva la 113° Brigata Garibaldi di cui Mario Provasi è membro attivo. Ai primi di marzo del ‘44 viene arrestato, su denuncia del portinaio dello stabile, per aver ospitato in casa dei partigiani. Deportato a Fossoli, con altri 105 milanesi è caricato sul “Trasporto 32” partito da Firenze l’8 marzo che giunge a Mauthausen il 11 marzo 1944. Gli viene assegnata la matricola 57356. In data 4 luglio 1944 è trasferito al Sanitätslager di Mauthausen: l’anticamera della morte.

Giorgio Puecher Passavalli – nato a Corno (CO) il 14/5/1887 – arrestato il 15/2/1944 – assassinato a Mauthausen il 7/4/1945. Pietra d’Inciampo in Via Broletto, 39.

Giorgio Puecher Passavalli nasce a Corno (CO) il 14 maggio 1887, figlio di Giulio, di origine trentina, e Carlotta Bossi. Orfano di padre in giovane età, si laurea in giurisprudenza e diventa notaio, nello studio Puecher – Cassina. Combatte valorosamente nella Grande Guerra. Il 14 aprile 1920 sposa Anna Maria Gianelli, dalla quale ha tre figli: Giancarlo (1923), Virginio (1926) e Gianni (1930). Uomo integro, di grandi principi etici e religiosi, profondamente avverso alla retorica del fascismo e alla sua ideologia violenta, con la moglie educa i figli ad alti valori. Il 30 luglio 1941 viene nominato Commendatore della Corona d’Italia. Resta vedovo il 31 luglio 1941. Nella notte tra il 15 e il 16 agosto 1943 la casa di Via Broletto 39 viene distrutta dai bombardamenti alleati e la famiglia sfolla nella villa di Lambrugo. Viene arrestato il 12 novembre 1943 senza alcun motivo, tranne quello di essere padre di Giancarlo Puecher Passavalli, già comandante di un gruppo di partigiani nella zona di Lambrugo, Ponte Lambro: questi, di anni 20, è condannato a morte e fucilato ad Erba il 21 dicembre 1943; è la prima Medaglia d’Oro al Valor Militare della Resistenza. Giorgio Puecher Passavalli, rilasciato il 17 gennaio 1944 per interessamento del sen. Treccani, è nuovamente arrestato il 15 febbraio 1944 e condotto a San Vittore, matr. 1369. Il 27 aprile 1944 è deportato a Fossoli, da qui il 21 giugno 1944 con il “Trasporto 53” a Mauthausen dove giunge il 24 giugno 1944, matr. 76529. Dal 13 luglio al 25 agosto 1944 è trasferito a Grossraming per la costruzione di una diga. Il progetto è rapidamente abbandonato e rientra a Mauthausen. Viene ricoverato al Revier dove morirà di stenti.

Anna Rabinoff Schweinoester – nata a Simferopoli il 1/4/1881 – arrestata il 13/10/1943 – assassinata ad Auschwitz il 11/12/1943. Pietra d’Inciampo in Via Mario Pagano, 50.

Anna Rabinoff Schweinöster nasce a Simferopoli (Crimea) il 1° aprile 1881, figlia di Gregorio e Fanny Niegensky. La famiglia è agiata (proprietari terrieri) ed Anna, di animo indipendente, è tra le prime donne in Russia che si laurea in odontoiatria. Non è interessata alla professione e viene a Milano a studiare canto. Conosce e sposa Georg Schweinöster, bavarese, spedizioniere a Luino. Nel 1910 nasce il primo figlio, Luigi, che muore nell’anno successivo. Allo scoppio della Grande Guerra la famiglia si trasferisce a Zurigo, dove nel 1917 nasce il secondo figlio Giorgio. Finita la Grande Guerra, la famiglia rientra a Luino e poco dopo si trasferisce a Milano. Nel 1927 rimane vedova. Si dedica all’educazione del figlio, che dopo la maturità si iscrive all’Università Bocconi. A seguito dell’emanazione delle leggi razziali del 1938, Anna con il figlio decidono di lasciare l’Italia e si trasferiscono in India, a Bombay, dove Giorgio inizia a lavorare come spedizioniere, seguendo le orme del padre. Anna mal sopporta la nuova vita in India e purtroppo rientra in Italia. Già censita nel 1938 come appartenente alla razza ebraica, viene arrestata il 13 ottobre 1943 e carcerata a San Vittore: il 6 dicembre 1943 con il “Trasporto 12” è deportata ad Auschwitz dove viene assassinata all’arrivo.

Umberto Recalcati – nato a Milano il 26/4/1887 – arrestato il 10/3/1944 – assassinato a Gusen il 15/12/1944. Pietra d’Inciampo in Viale Bligny, 26.

Umberto Recalcati nasce a Milano il 26 aprile 1887. Orfano di padre, la madre, Anatolia lo manda all’istituto dei “Martinitt” dove frequenta la scuola elementare ed apprende il mestiere di incisore e cesellatore. A diciotto anni lascia il collegio: nel 1909 è ad Alessandria, in una ditta di argenteria. Aderisce al PSI, entrando in contatto con i maggiori esponenti socialisti locali. Durante il periodo bellico, convinto neutralista, svolge un intenso lavoro sindacale fra gli operai. Nel 1919 partecipa al Congresso nazionale di Bologna del PSI e, nello stesso anno, è candidato nelle elezioni politiche: è eletto deputato con oltre quattordicimila voti di preferenza. La XXV Legislatura dura solo sino ad aprile 1921 e non viene rieletto. Con l’avvento del fascismo, Recalcati continua l’attività di dirigente sindacale e nel 1926 riesce ad organizzare ad Alessandria uno sciopero degli operai argentieri: per questo viene licenziato. È oggetto di ripetute perquisizioni da parte della polizia, schedato e diffidato, decide di abbandonare Alessandria e ritorna a Milano. Durante il regime fascista, Recalcati è in contatto con i gruppi socialisti clandestini del “centro interno” di Rodolfo Morandi e Lelio Basso. Si sposa con Chiara dalla quale ha una figlia, ma il rapporto si interrompe. Si lega con la vedova del fratello, Giuseppina Rolandi, dalla quale nel 1941 ha una figlia, Matelda. Con Basso il 10 gennaio 1943 è promotore del Movimento di Unità Proletaria (Mup). Dopo la caduta del fascismo, Recalcati rappresenta il PSI nella ricostituita Camera del Lavoro di Milano. Dopo il grande sciopero del 1° marzo 1944, in seguito ad una delazione, tutto il gruppo socialista milanese viene arrestato, tra il 10 e l’11 marzo, e condotto a S. Vittore. Il 27 aprile 1944 è deportato a Fossoli, da qui a Bolzano ed a Mauthausen, matr. 82493, dove giunge il 7 agosto 1944 con il “Trasporto 73”. Trasferito a Gusen muore il 15 dicembre 1944.

Andrea Schivo – nato a Villanova d’Albenga (SV) il 17/7/1895 – arrestato nel luglio 1944 – assassinato a Flossembürg il 29/1/1945. Pietra d’Inciampo in Piazza Filangieri, 2.

Andrea Schivo nasce a Villanova d’Albenga (SV) il 17 luglio 1895, da Rocco e Costanza. Combattente nella Grande Guerra, è ferito sul fronte del Piave. Per meriti di guerra viene assunto come agente di custodia ad Imperia e successivamente a Milano, presso il carcere di San Vittore. Dopo l’8 settembre 1943 è assegnato alla sezione gestita direttamente dalle SS, braccio dei detenuti ebrei. Nei limiti delle sue possibilità, procura cibo ai detenuti affamati e non si sottrae al rischio di trasmettere messaggi agli amici e parenti dei prigionieri. Tra fine giugno ed inizio luglio 1944 è tradito da un ossicino di pollo trovato in una cella del quinto raggio, occupata da ebrei. È arrestato e rinchiuso in cella: il 17 agosto 1944 è trasferito a Bolzano e da qui, con il “Trasporto 81” è deportato a Flossenbürg, dove muore il 29 gennaio 1945. Ad Andrea Schivo è intitolata la Scuola Primaria di Villanova d’Albenga e la Scuola di Formazione e Aggiornamento del Corpo di Polizia e del Personale dell’Amministrazione Penitenziaria di Cairo Montenotte. In data 13 dicembre 2006 ad Andrea Schivo è stata conferita la Medaglia come “Giusto tra le Nazioni” dello Yad Vashem, per il comprovato aiuto fornito alle sorelle Cardosi. In data 21 settembre 2007, con decreto del Presidente della Repubblica, G. Napolitano, ad Andrea Schivo è stata conferita la Medaglia d’Oro al Merito Civile alla Memoria.

Gian Natale Suglia Passeri – nato a Milano il 15/12/1923 – arrestato il 31/7/1944 – assassinato a Hersbruck il 2/12/1944. Pietra d’Inciampo in Via Mario Pagano, 42.

Gian Natale Suglia Passeri (alias Giulio Notari) nasce a Milano il 15 dicembre 1923 da Michele e Bianca Bozzolo. Frequenta il Collegio S. Carlo e consegue la maturità classica presso il Collegio Rotondi di Gorla Minore (VA) per poi iscriversi alla Facoltà di Ingegneria. Dopo l’armistizio dell’8 settembre, rifiuta di aderire alla R.S.I. e tenta senza successo di raggiungere Bari per unirsi all’esercito italiano. Nel dicembre 1943, assunta la falsa identità di “Giulio Notari – nato a Bari il 15 dicembre 1919“, si collega alla rete clandestina del Partito liberale con l’avvocato Luciano Elmo, impegnandosi nella propaganda, nel recupero di viveri per le formazioni partigiane di montagna e nel procurare documenti falsi per i perseguitati politici. È arrestato il 31 luglio 1944 verso le ore 13.00 da militi fascisti nello studio dell’avvocato Elmo, in viale Regina Margherita 38, centro operativo militare del partito liberale. Il primo di una catena di arresti che si protrasse per l’intera giornata e per il giorno successivo, coinvolgendo anche Guglielmo Barbò, Raffaele Gilardino, Antonio De Finetti, Carlo Vezzani, Luigi Perazzoli e molti altri. Incarcerato a San Vittore, nella notte tra il 17 e il 18 agosto è deportato a Bolzano e da qui il 5 settembre con il “Trasporto 81” al lager di Flossenbürg, matr. 21508. Trasferito al sottocampo di Hersbruck il 10 ottobre, vi muore il 2 dicembre 1944.

Bohor Nahman Varon – nato a Gallipoli (Turchia) il 9/11/1902 – Arrestato il 13/12/1943 – Assassinato ad Auschwitz il 6/2/1944. Sara Attias Varon – nata a Drama (Grecia) nel 1906 – Arrestata il 7/6/1944 – Assassinata ad Auschwitz il 30/6/1944. Hasdai Varon – nato a Kavala (Grecia) il 3/10/1931 – Arrestato il 7/6/1944 – Assassinato ad Auschwitz il 30/6/1944. Dora Varon – nata a Milano il 24/3/1935 – Arrestata il 7/6/1944 – Assassinata ad Auschwitz il 30/6/1944. Leone Varon – nato a Milano il 14/2/1942 – Arrestato il 7/6/1944 – Assassinato ad Auschwitz il 30/6/1944. Pietra d’Inciampo in Via dei Cinquecento, 19.

Bohor Nahman Varon, di nazionalità italiana, nasce a Gallipoli (Turchia) il 9 novembre 1902, da Hasday e Dolca Cheby. Avrà un fratello, Nissim, ed una sorella, Allegre. Sara Attias Varon, di nazionalità greca, nasce a Drama (Grecia) nel 1907, da Juda e Reonia Cohen. Hasdai Varon, di nazionalità italiana, nasce a Kavala (Grecia) il 3 ottobre 1931 da Bohor Nahman e Sara Attias. Dora Varon, di nazionalità italiana, nasce a Milano il 24 marzo 1935 da Bohor Nahman e Sara Attias. Leone Varon, di nazionalità italiana, nasce a Milano il 14 dicembre 1942 da Bohor Nahman e Sara Attias. Bohor Nahman Varon perde il padre nel 1915, morto nella battaglia dei Dardanelli, e la madre trasferisce la famiglia ad Istanbul. Bohor Nahman si trasferisce in Grecia in cerca di un miglior lavoro ed a Kavala conosce e sposa nel 1929/30 Sara Attias. Il fratello Nissim, rimasto ad Istanbul, deve scegliere tra la nazionalità turca ed italiana: opta per quella italiana e si traferisce a Milano: da qui, sollecita Bohor Nahman a raggiungerlo. I fratelli Varon ottengono la residenza a Milano in Via dei Cinquecento 19 e si dedicano al commercio ambulante di calze da donna e da uomo. Le leggi razziali del 1938 tolgono loro la possibilità di proseguire l’attività regolare. Bohor Nahman Varon è arrestato il 13 dicembre 1943 durante un controllo casuale in tram: è carcerato a San Vittore e quindi deportato ad Auschwitz con il “Trasporto 24” del 30 gennaio 1944. È assassinato all’arrivo il 6 febbraio 1944. La moglie con i figli vivono con il cognato Nissim e la sua famiglia, sino a quando, a seguito di una denuncia (il compenso per ogni segnalazione di ebrei era di 5.000 lire), il 7 giugno 1944 vengono arrestati insieme a Rachele Asseo, moglie di Nissim Varon. Vengono carcerati a San Vittore e quindi deportati ad Auschwitz con il “Trasporto 56” del 26 giugno 1944. Tranne Rachele Asseo Varon, che sopravviverà, tutti sono assassinati all’arrivo il 30 giugno 1944.

Luigi Villa – nato a Cassano d’Adda (MI) il 24/7/1910 – arrestato il 14/3/1944 – assassinato a Gusen il 7/9/1944. Pietra d’Inciampo in Via Romolo Gessi, 8.

Luigi Villa nasce a Cassano d’Adda il 24 luglio 1910, da Giovanni e Cesira Adele Leoni. Lavora come tornitore alla Breda V° Sezione di Sesto S. Giovanni. Partecipa al grande sciopero nazionale del 1° marzo 1944 che durerà otto giorni. Immediatamente dopo scatta la repressione delle polizie nazi-fasciste e decine di operai ed impiegati vengono arrestati di notte a casa o sul posto di lavoro. Luigi Villa è arrestato a casa il 14 marzo 1944 e condotto a San Vittore. Nei giorni successivi è trasferito a Bergamo, Caserma Umberto 1°, e, già il 16 marzo 1944, con il “Trasporto 34” è deportato a Mauthausen, dove arriva il 20 marzo 1944 e gli viene assegnata la matricola 59193. Trasferito a Gusen, vi muore il 7 settembre 1944.

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