Medico di una Rsa di Milano riceve biglietti anonimi dai vicini: “Stattene a casa, ci contagi”
Da supereroe ad appestato. Questo il tragico epilogo della storia di Luca, medico di rilievo di una della Rsa di Milano colpite dal Coronavirus, che ha visto recapitarsi nella casella della posta diversi biglietti in cui veniva invitato a smettere di lavorare e a tenere a casa i suoi figli senza concedergli di scendere in cortile, evitando di utilizzare l'ascensore.
I biglietti: Stattene a casa da lavoro
Su uno dei messaggi anonimi rinvenuti da Luca, l'autore gli ricorda che "qui abitano anziani", di stare "attento" e di smetterla di recarsi a lavoro perché "potresti prenderlo di nuovo, il Covid". Su un altro, invece, l'anonimo punta la lente di ingrandimento sui suoi figli: "Tienili a casa, lontani dal cortile e dall'ascensore". L'uomo, che ha preferito non rivelare il cognome per tutelare gli eredi e i suoi interessi, racconta al Corriere della sera l'inferno in cui è sprofondato dopo essere stato acclamato come un supereroe nella prima fase dell'emergenza sanitaria in corso. "Da supereroi a untori?", si chiede Luca mentre ricorda che appartiene ad una categoria "al servizio della collettività" nonostante, al contempo, possano anche essere "fonte di contagio". A tal proposito il medico spiega che non c'è nessuno meglio dei professionisti sanitari a sapersi difendere dal contagio, rispettando tutte le misure di sicurezza. Con ciò, Luca dice di non volere "irridere le paure altrui", ma semplicemente essere chiaro: inutile discriminare e puntare il dito senza una situazione emergenziale reale e tangibile.
I vicini prima gli portavano la spesa a casa
La svolta negativa per Luca sarebbe arrivata quando il problema dei contagi e delle morti da Covid è entrata prepotentemente nella realtà delle case di riposo. Dapprima, considerato che non era visto come un soggetto potenzialmente a rischio diffusione, erano sorrisi e saluti. C'era chi gli portava la spesa a casa perché lui, la moglie e i figli, erano risultati positivi. I piccoli, fortunatamente, non hanno ravvisato grandi conseguenze, mentre Luca e la moglie hanno patito conseguenza più serie, uscendone impiegandoci più tempo. "Mia moglie potrebbe essersi riammalata o non esserne mai guarita", spiega, "ma non possiamo saperlo perché non le hanno mai fatto il tampone", a differenza sua che, essendo operatore sanitario, è stato sottoposto a regolari test, l'ultimo dei quali evidenzia una negativizzazione.
Il medico: La paura dell'altro è pericolosa
I biglietti sono stati realizzati dopo che la famiglia, guarita, si è radunata in cortile per prendere un po' di sole tutti insieme dopo tanto tempo di clausura domiciliare. "Com'è che d'improvviso i vicini sgusciano via e ci guardano con sospettoso distacco?", si interroga ancora il medico, rivelando che nessuno gli si è avvicinato per capire come stessero, se si fossero ripresi dalla malattia. L'amarezza del medico lo spinge infine a fare un appello a tutti, ricordando che "Milano è uno dei luoghi più solidali d'Italia" e invitando tutti a rifiutare "lo stigma sociale", perché "la paura dell'altro, se non governata, è pericolosa".