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Mazzette per concedere sconti fiscali: arrestato l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate di Como

L’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate di Como (ora a Varese) è finito in carcere insieme a un altro funzionario dello stesso ufficio e a due commercialisti di un noto studio comasco con l’accusa di corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio. Ai domiciliari anche un imprenditore. Secondo gli inquirenti, i pubblici ufficiali accettavano il denaro in cambio di favori nei contenziosi con il Fisco e per rivelare in anticipo gli imprenditori sottoposti ad accertamenti.
A cura di Simone Gorla
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Mazzette in cambio di favori, sconti fiscali e informazioni riservate sulle aziende sottoposte ad accertamenti. L'ex direttore dell'Agenzia delle Entrate di Como (ora a capo dell'Agenzia di Varese) Roberto Leoni è finito in carcere con l'accusa di corruzione e rivelazione di segreti d'ufficio insieme a un funzionario dello stesso ufficio (ora in servizio a Pavia). In manette anche i due titolari, padre e figlio, di un noto studio commercialista di Como. Ai domiciliari un imprenditore, socio di una tintoria della zona, fermato nella notte mentre rientrava dall'estero. Le indagini del nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Como, coordinate dal procuratore della Repubblica Nicola Piacente, hanno portato alla luce le attività illecite dei funzionari dell'Agenzia delle Entrate, che accettavano somme di denaro per favorire imprenditori e commercialisti della zona nei contenziosi con il Fisco.

Una tangente di 2 mila euro per accogliere un ricorso

Stando alla ricostruzione degli inquirenti, il titolare del 33,33 per cento della Tintoria Butti, considerato il corruttore, tramite i commercialisti dello studio Pennestrì di Como avrebbe promesso e in parte corrisposto una cifra non inferiore ai 2 mila euro al capo team dell'ufficio legale, perché accogliesse un ricorso presentato davanti alla Commissione Tributaria di Como. Prima di essere trasferito a Varese, il direttore dell'Agenzia di Como si era impegnato a favorire la chiusura dell'accertamento attraverso una transazione di 25mila euro. Il suo successore non aveva però accettato la transazione.  I due pubblici ufficiali si sarebbero anche impegnati per far ottenere riduzioni di imposte, sanzioni e interessi dovuti dai contribuenti da varie aziende e studi professionali.

"In tutta questa strada non hanno chiesto un centesimo, perché dico ‘dare cammello, avere denaro'", diceva uno degli indagati in una conversazione, intercettata dalla guardia di finanza, in cui venivano discussi i termini dell'accordo e la strategia da tenere in udienza davanti alla Commissione.

Gli imprenditori sotto controllo erano avvertiti in anticipo

L'ex direttore dell'Agenzia di Como è anche accusato, in concorso con i commercialisti, di avere fornito gli elenchi completi dei nominativi delle società sottoposte ad accertamento dell'Agenzia nel 2019. I due professionisti utilizzavano le informazioni per avvertire gli imprenditori dell'imminente avvio di una verifica fiscale. L'indagine è scaturita dalle segnalazioni di due funzionari della Agenzia delle Entrate. È emerso anche che i due commercialisti indagati proponevano ai loro clienti operazioni fraudolente per abbattere l'imponibile, tra cui anche la registrazione di fatture per operazioni inesistenti emesse per contratti di sponsorizzazione.

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